L’euforia della vittoria di Obama rende difficile un’analisi a caldo sul futuro immediato della politica nordamericana. Ma ci sono dibattiti di fondo in cui si parla di questo futuro, che hanno solamente toccato in superficie il fragore elettorale.

Uno di questi è quello che si riferisce al modello della laicità positiva che forgiarono i Padri fondatori e alle minacce che su di esso incombono. Questo è stato l’argomento di un interessante discorso dell’Ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, significativamente pubblicato la scorsa settimana dall’Osservatore Romano.



Di fronte ai possibili ottimismi superficiali, l’Ambasciatrice Glendon ricorda nel suo intervento che il modello positivo di laicità degli Stati Uniti, caratteristico sin dalla loro fondazione, oggi sta “lottando per la propria vita”.

Ricordando il viaggio di Benedetto XVI negli Usa dello scorso aprile, Glendon sottolinea l’affermazione papale secondo cui «i Padri fondatori vollero creare uno Stato laico, non perché fossero ostili alla religione, ma per amore verso la religione, che si può vivere liberamente solamente nella sua autenticità».



Il Papa ha continuato descrivendo gli Stati Uniti come un Paese «in cui la dimensione religiosa, nella diversità delle sue espressioni, non è solamente tollerata, ma apprezzata come l’anima della nazione e come una garanzia fondamentali dei diritti e dei doveri umani».

Approfondendo in seguito le parole di Alexis de Tocqueville, convergenti con quelle di Benedetto XVI, la Signora Glendon spiega che quel sistema era destinato a proteggere la religione e le Chiese dal Congresso nazionale, e non viceversa, perché si basava sulla convinzione profonda che il successo dell’esperimento democratico americano non era dovuto tanto alla Costituzione o alle leggi, quanto alle virtù e alla cultura (costumi) del popolo, la cui salvaguardia era precisamente la religione.



Secondo Glendon, il caloroso elogio di Benedetto XVI a questo modello storico di laicità positiva non significa che il Papa non sia cosciente del fatto che oggi esiste una lotta tra chi si sforza di mantenere tale modello e chi vorrebbe sostiuirlo con quel laicismo che deplora nei propri discorsi. In questo senso Glendon ricorda la forte esortazione ai Vescovi nordamericani: «Il mantenimento della libertà […] richiede il coraggio di partecipare alla vita pubblica e di contribuire con le nostre convinzioni ai dibattiti problematici […]. In definitiva, la libertà è sempre nuova, è una sfida per ogni generazione e deve essere conquistata per il bene comune».

Così dunque il Papa distribuisce elogi e avvertenze nei medesimi discorsi, perché secondo Glendon vuole segnalare il valore del modello storico nordamericano, e allo stesso tempo evidenziare che oggi è in pericolo

Questa è anche l’opinione dell’Ambasciatrice, che vede nella successione di una serie di decisioni della Corte Suprema, un’alterazione significativa del modello della laicità positiva. Poco a poco, sempre secondo le analisi di Glendon, sta trionfando un tipo di laicità che vuole eliminare quasi tutti i segnali di religiosità nelle istituzioni pubbliche, uno scenario giuridico che si muove in parallelo con i profondi cambiamenti sperimentati dalla società americana a partire dagli anni ’60 in campi come l’aborto o i rapporti sessuali.

Un aspetto inquietante sono le crescenti difficoltà sperimentate dalla tradizionale cooperazione tra le Chiese e gli Stati per quanto riguarda le scuole, gli ospedali e i servizi sociali. Le pressioni che subiscono le organizzazioni cattoliche ad abbandonare i propri principi per poter avere la collaborazione degli Stati sono molto forti, come si è visto nel 2006 in Massachusetts, dove Catholic Charities ha dovuto abbandonare la sua attività nel campo delle adozioni, perché le negava alle coppie omosessuali.

Come sintesi di tutti questi fatti, Glendon sostiene che esiste una chiara tendenza dei tribunali a limitare la presenza della religione nell’ambito pubblico, basata su un concetto di libertà radicalmente individualista.

In realtà le certezze di Tocqueville sulla democrazia americana hanno smesso di essere moneta comune in molti ambiti della vita culturale, giuridica e politica di quel grande Paese. E ora che comincia la presidenza di Obama, vista da molti come un cambiamento storico, sarebbe bene conoscere quale sarà l’orientamento della sua politica in questa materia. Perché nell’epoca della globalizzazione dei mercati, di Internet e della lotta globale contro il terrorismo, è più urgente che mai capire che la difesa di una società libera dipende dalla protezione di certe istituzioni come la famiglia, la scuola, le Chiese e gli altri corpi intermedi della società civile.

L’Ambasciatrice Glendon ha osato dirlo giorni prima delle elezioni, ma la sua avvertenza ha ora uno speciale riflesso.