Che il dibattito sulle ricette per una ripartenza dell’economia vada inquadrato a livello mondiale è fuor di dubbio, ancor di più dopo la riunione del G20, e meritano particolare attenzione le riflessioni di politici ed economisti americani su questi temi, non fosse altro perché proprio nell’economia statunitense si trova l’epicentro del terremoto economico che ha scosso il mondo. La via tracciata del piano Paulson sembra indicare come metodo più indicato per far ripartire il paese l’intervento attivo dello Stato che coinvolgerà una ingente quantità di capitale. Eppure negli Usa il dibattito tra “statalisti” e “liberisti” è quanto mai acceso.
Secondo Brian M. Riedl, Senior Policy Analyst and Grover Hermann Fellow in Federal Budgetary Affairs, del Thomas A. Roe Institute for Economic Policy Studies della prestigiosa Fondazione Heritage, favorire i consumi e la ripresa immettendo nuovo capitale nel circuito economico è da considerarsi un “mito” che già negli anni venti e negli anni settanta negli usa si è dimostrato fallimentare. Il perchè sta in alcune semplici domande. Da dove prende lo Stato i soldi da immettere nel circuito economico se togliendoli dal circuito stesso? Il problema secondo Riedl sta nel creare nuova ricchezza, nel permettere al mercato e al sistema economico crearla e non – semplicemente – ridistribuendo quella ricchezza che già c’è spostandola da un gruppo di persone a un altro. Ilsussidiario.net lo ha intervistato per approfondire meglio questi punti nodali.
Quali sono gli sviluppi attuali nella situazione dell’economia mondiale?
L’economia è in una fase di autocorrezione. Gli Stati Uniti hanno sofferto per una bolla speculativa nell’immobiliare, il che significa che l’economia ha distribuito malamente risparmi e investimenti. Ci vogliono ancora uno o due anni perché il sistema finanziario possa correggere i propri errori e riorganizzarsi. A quel punto, si può ipotizzare che il sistema finanziario risulterà un po’ più capace, avendo corretto i suoi principali errori.
In particolare, quale saranno le condizioni future dell’economia statunitense?
L’economia degli Stati Uniti mantiene ancora elevati tassi di produttività e questo significa che nel lungo termine dovrebbe ancora essere in grado di produrre ricchezza, una volta che il sistema finanziario avrà corretto i cattivi impieghi effettuati negli ultimi anni.
Se tassare e redistribuire non è un modo efficace per far crescere l’economia, qual è il miglior modo per favorire la ripresa della crescita economica?
L’unico vero modo di aumentare la crescita economica è attraverso alti tassi di incremento della produttività. Ciò richiede bassi livelli di tassazione per aumentare gli’incentivi a lavorare, risparmiare e investire, tutte cose vitali per la produttività. Richiede anche il rafforzamento, non il semplice buttarci soldi, delle infrastrutture e dell’educazione. E richiede ancora il libero commercio, una spesa pubblica inferiore (il mercato è più bravo dei politici)e meno regolamentazione da parte del governo. Queste politiche aiuterebbero il settore privato a creare ricchezza.
Lei dice che il mercato è più bravo dei politici, ma in questo momento sembra dominare l’opinione contraria, visti gli interventi di salvataggio che lo Stato deve compiere sul mercato.
In realtà il mercato sta lavorando. La teoria del libero mercato non ha mai affermato che non si compiono errori, ma che il mercato corregge gli errori che persone e imprese compiono. È quello che sta succedendo in questo momento. Il settore finanziario ha investito male le risorse, nei mutui subprime, e il mercato sta subendo una correzione, occorre riconoscere, molto dolorosa. Ma, come ho già detto, completata la correzione tra uno o due anni, emergerà un sistema finanziario più forte, con società che sapranno meglio come evitare di ripetere questi errori.
Facciamo il confronto con la politica. I governi continuano a commettere grossi sbagli. Negli Stati Uniti, il governo ha di fatto incoraggiato i prestiti per i mutui subprime che sono alla origine della crisi finanziaria. Le scuole statali stanno fallendo l’educazione dei nostri ragazzi, i programmi governativi sulla sanità non riescono a contenere i costi e i piani antipovertà del governo stanno rinchiudendo la gente nella povertà.
Le spese per le infrastrutture sono dirottate su spese di interesse particolare, sprechi, frodi e malversazioni sono frequenti, e i deficit di budget stanno raggiungendo livelli record.
Almeno il mercato corregge i propri errori. I fallimenti nei programmi governativi durano per sempre.
Un altro punto discusso, particolarmente in Italia, è che la bassa tassazione favorisce soprattutto le classi più ricche e accresce il divario tra i redditi, già ampio nel nostro paese. Qual è la sua opinione?
Una tassazione bassa incoraggia la crescita economica. Quando il governo tassa un’attività, la gente la esercita di meno. L’America tassa il fumo per scoraggiarlo, perciò cosa pensate succeda quando vengono tassati il lavoro, il risparmio e l’investimento? Naturalmente la gente risponde lavorando, risparmiando e investendo di meno; il che riduce la produttività e la crescita economica. Alzare le tasse su chiunque, ricco o povero, danneggia l’economia. Storicamente, negli Stati Uniti la diminuzione dei livelli di tassazione è stata costantemente seguita da una forte crescita economica.
Il sistema fiscale americano è già molto progressivo. Le imposte vennero ridotte in modo generale nel 2001. Eppure, la quota di gettito fiscale ottenuto dal 20% più ricco è successivamente salito dall’ 81% all’85%. Questo perché i contribuenti avevano minori incentivi a nascondere i loro redditi al fisco. Inoltre, sono diventati anche più produttivi, creando maggiore ricchezza, quindi con maggior gettito per il governo. All’altro estremo, il 40% degli americani non paga, in media, nessuna imposta federale.