Il Kenya sta già festeggiando, ma anche in molti pregano, affollando le chiese: nessuno dubita della vittoria nelle presidenziali americane del quasi concittadino Barack Obama, il cui padre nacque qui, in un piccolissimo villaggio del nord ovest, Nyan’oma Kogelo, per poi raggiungere gli Usa con una borsa di studio universitaria.



Prime pagine ed ampi supplementi su tutti i quotidiani, emissioni quasi non stop sulle reti tv pubbliche e private, come sulle radio. Impressionante quanto si vede a Nairobi: una marea di magliette inneggianti ad Obama, quasi tutti i mezzi di trasporto coperti da suoi poster o da adesivi, uno dei più diffusi dei quali recita, tra le bandiere Usa e keniana: «sono per Barack, il mio primo cugino». È ironico, ovviamente, ma è anche vero che un po’ per scherzo, un po’ sul serio, qui si scoprono tutti (almeno quelli di etnia Luo, che è il gruppo tribale a cui appartiene la famiglia di Obama) un po’ parenti del candidato democratico.



E poi canzoni, spettacoli, danze e balli improvvisati per le strade. Soprattutto a Kisumu, una delle principali città keniane, sulle sponde del lago Vittoria, abbastanza vicina al villaggio ancestrale. Lì, come mostra la televisione, la festa é già cominciata, e durerà chissà quanto -soprattutto se, come nelle attese, che qui sono certezze -Barack vincerà. La copertura sarà continua, non solo mediatica, ma moltissimi bar e teatri hanno organizzato centri per seguire l’evento.

Intanto anche a Nyang’oma Kogelo si festeggia, ma anche si prega molto. Con una famiglia, riunita da giorni, che cresce a vista d’occhio, in maniera imbarazzante, riunita intorno alla vecchia nonna del senatore, Sarah, 87 anni.