Siamo ormai agli ultimi giorni della corsa verso la Casa Bianca e il voto ispanico potrebbe essere decisivo. Quanto meno, è quello che sostiene uno studio fatto da America’s Voice, organizzazione senza fini di lucro che promuove la riforma delle leggi Usa sulla immigrazione. Si prevede che voteranno nove milioni di ispanici, che rappresentano il 5% dell’elettorato, di cui la metà sono nati fuori degli Stati Uniti e parlano spagnolo come prima lingua.
Lo stesso studio afferma che nel 2004 l’elettorato ispanico fu importante nella rielezione di Bush, che ottenne il 48% dei loro voti grazie alla promessa di un’ampia riforma delle leggi sull’immigrazione, cosa che lo aiutò a ottenere i voti della Florida e degli stati del sud est. Dopo la riforma della politica dell’immigrazione, molti ispanici scesero in strada per protestare.
Entrambi i candidati hanno capito l’importanza del voto latino e questo risulta evidente dal bombardamento pubblicitario nei mezzi di comunicazione in lingua spagnola. Però nessuno dei due candidati si è espresso in modo chiaro sulle politiche dell’immigrazione, nessuno dei due ha detto come intende operare in questo campo o come pensa di risolvere il problema degli immigrati irregolari. Con la loro pubblicità, costosa in tempi di crisi economica, entrambi i candidati stanno tentando di conquistare il voto degli ispanici e di apparire come un amico migliore per loro rispetto all’avversario.
C’è comunque da chiedersi perché entrambi, anche senza approfondirlo, neppure toccano il tema dell’immigrazione. Probabilmente hanno evitato questo tema perché la riforma di Bush è stata un fallimento, e forse questa è l’unica ragione. Almeno su questo punto, sembrerebbe che i due candidati hanno la stessa opinione.
(Luis Rivero, Florida)