Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Chicago ha accolto con un tripudio generale il primo discorso “da presidente” di quello che in molti hanno definito il “successore” di Jfk, l’uomo che più di tutti in questo momento identifica il sogno americano dove – per usare parole sue – «nulla è impossibile». «Il cambiamento è arrivato» ha detto Obama ricordando la storia più o meno recente degli Stati Uniti e delle sue divisioni sociali, politiche, economiche. Il cambiamento è arrivato perché in America il cambiamento è possibile: Yes we can, il tormentone di due anni, nella sua versione originale si è dimostrato uno slogan capace di trasformarsi nell’inno con cui Obama ha celebrato quella che definito, rivolto alle decine di migliaia di sostenitori, «la vostra vittoria».
«Siamo e saremo gli Stati Uniti d’America – ha detto Obama, citando Abramo Lincoln per respingere l’idea di un Paese diviso – e abbiamo dimostrato al mondo intero che non siamo semplicemente una collezione di individui di tutti i tipi». Non sono bastati i 70.000 posti preparati per l’evento: una fiumana di gente festante di tutte le razze ha assediato il parco preparato per l’incontro. Obama ha debuttato ringraziando la città che lo ha adottato dagli anni Ottanta e si è poi lanciato in un primo discorso da presidente eletto che ha ricalcato i temi della sua campagna elettorale: la necessità di portare «il cambiamento» in America, la promessa di rispondere alla speranza di chi si sente abbandonato o ai margini della società, e l’avvertimento – che forse non sarà gradito ad alcuni di quei tanti capi di stato che hanno espresso la propria preferenza e simpatia per il candidato democratico – «ai nostri nemici nel mondo» che l’America è forte, unita e pronta a rispondere a qualsiasi minaccia.
Tra i tanti commenti spicca quello di Bernice King, figlia di Martin Luther King, che ha reagito oggi all’elezione del democratico Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti affermando che suo padre «sarebbe stato fiero». «So che mio padre sarebbe stato fiero dell’America», ha detto Bernice King alla Cnn poco dopo l’annuncio della vittoria di Obama, «fiero dei molti giovani che si sono recati alle urne per rendere ciò possibile. – ha proseguito – è un nuovo giorno quello che sorge sull’America».
E a Washington davanti alla casa bianca si è radunata una folla che per spontaneità e gioia potremmo paragonare a quella della festa per la vittoria del mondiale di calcio in Italia Nono stante la pioggia, giovani, donne, bambini, anziani, bianchi, neri, ispanici, asiatici, tutti al grido di “Obama, Obama” e “Yes We Can!”, ma anche “Si se Puede”, con cartelli, sciarpe, magliette stanno festeggiando quella che a detta di tanti commentatori è una storica vittoria tra caroselli d’auto a clacson spiegati di gente comune che – almeno per questa sera – si lascia alle spalle la crisi e prende parte al concretizzarsi del “sogno americano” con cui in questi due anni di campagna Barack Obama ha saputo identificarsi.
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