Nel giorno del trionfo, la maggioranza dei tedeschi si è mostrata entusiasta. Questo entusiasmo si è però manifestato con diverse gradazioni, soprattutto nel mondo politico.

Il leader della FDP (Partito Liberal-democratico)Guido Westerwelle ha parlato di «un momento stellare della democrazia», descrivendo così al meglio lo stato d’animo medio di una sinistra euforica. Il capo della sinistra alla Camera Bassa, Gregor Gysi, ha aggiunto «l’evento del millennio». Anche i Verdi hanno sommerso Obama di lodi e di aspettative. Il presidente della SPD (Partito Social-democratico), il ministro degli Esteri Frank Walter Steinmeier, ha seguito le votazioni fino alle prime ore del mattino e salutato l’esito del voto con visibile soddisfazione. «Obama rappresenta il rinnovamento del sogno americano di libertà,democrazia e opportunità per tutti» ha concluso.



La “Obamania” aveva colpito la Germania già questa estate, quando il candidato presidente aveva radunato la più grande folla della sua intera campagna elettorale: 200.000 persone osannanti sotto la berlinese Siegessäule(la colonna della vittoria). Apparentemente un buon auspicio.

La Cancelliera Angela Merkel, nel suo telegramma di auguri per la «storica vittoria elettorale», ha ricordato quell’incontro. In verità, a differenza di altri, si era presa tempo fino al mattino per le congratulazioni e prima era andata a dormire: «Beh, naturalmente ho seguito anch’io fino al momento di andare a letto» ha detto il giorno dopo l’elezione. Una dichiarazione del tutto in accordo con il suo stile piuttosto spassionato.



È parere comune in Germania che l’elezione di Obama rappresenti un’opportunità di rinnovo delle relazioni tra le due sponde dell’Atlantico. Tuttavia, davanti a una tale esuberante euforia, non sono mancati ammonimenti nei commenti di politica estera sulla stampa.

«È il presidente americano, non il presidente europeo» ha avvertito l’esperto della SPD Hans-Ulrich Klose, di fronte alle eccessive aspettative. Quindi, perseguirà gli interessi americani. In una Germania orientata all’esportazione, si fanno perciò i conti con il fatto che il nuovo presidente avrà come primo obiettivo il rafforzamento dell’economia interna del suo paese. Dopotutto, l’allora candidato era stato uno dei maggiori sostenitori della ridiscussione dei contratti miliardari per la fornitura di aerei cisterna all’aviazione militare degli Usa, fornitura aggiudicata al consorzio europeo Airbus.



Nondimeno, a Berlino si spera in una ripresa di consapevolezza che, senza cambiare tutto, renda le cose più facili. Sulla base della profonda amicizia tra tedeschi e americani, «potremo risolvere anche i problemi che ci sono, ne sono convinta» ha sottolineato la Cancelliera. Nella chiara attesa che il tempo della unilateralità degli Stati Uniti sia ormai alla fine: «Lo faremo nello spirito che nessuno oggi può risolvere da solo i problemi del mondo intero».

Questo vale anzitutto per le questioni globali, quali la lotta al terrorismo, la difesa del clima, la crisi finanziaria. Obama ha trovato sostegno anche per il suo annuncio di voler ritirare il più rapidamente possibile le truppe americane dall’Iraq e di trovare una soluzione per l’Afghanistan.

A Berlino si sa però, fin dal discorso di Obama alla Siegessäule, che il nuovo corso della responsabilità condivisa significa anche la condivisione dei costi, vale a dire, nelle condizioni attuali, più impegno civile, più soldati, più denaro.

Tra l’entusiasmo per la “terra delle possibilità illimitate”, che rinnova la propria vitalità e dimostra il suo ottimismo, e una più fredda considerazione dei problemi oscillano anche i commenti.

Così il Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Quando il fumo di questa indubbia Vittoria nazionale sarà svanito, Obama si sarà fatto con la sua squadra un quadro della gravità della situazione. Sarà necessario dare risposte ragionevoli ai problemi interni ed esterni, elaborare un programma di governo e creare una propria immagine». E Die Welt: «Obama è stato eletto come incarnazione di un sentimento. Cosa vuole, non lo sappiamo. Ora deve tradurre i sogni nella prosa del governare. Con la spinta che lo ha portato alla Casa Bianca, quest’uomo può diventare un innovatore anche sul piano internazionale. Ha una opportunità che quasi nessun presidente prima di lui ha avuto».

(Christoph Scholz)