“No yet”. Ancora no. E qualora arrivasse il momento di provare ancora quella che è stata chiamata la fine dialogata della violenza, ciò avverrà in un altro modo. Zapatero sta provando a portare dalla sua parte una fetta della sinistra nazionalista basca e l’Eta, che lui sa bene voler ampliare la propria base sociale in una campagna popolare contro il treno ad Alta Velocità basco. Un’iniziativa simile a quella che si è avuta in altri tempi contro l’autostrada di Leizarán e contro la centrale nucleare di Lemoniz. Questo spiegherebbe perché il Governo non ha sciolto le giunte dell’Anv e il fatto che l’Eta ha assassinato Ignacio Uría, responsabile di una delle concessionarie dell’opera ferroviaria.



Non bisogna essere degli indovini, basta osservare quel che ha fatto il gruppo socialista al Congresso e quello che hanno detto negli ultimi giorni Zapatero e Jesús Eguiguren – il gran guru del cosiddetto processo di pace – per intuire come andranno a finire le cose.

Martedì il deputato socialista Antonio Hernand, per respingere alla Camera la mozione in cui si chiedeva l’immediato scioglimento delle 42 giunte dell’Anv, ha parlato di “slealtà”. La mozione ha avuto il merito di far uscire allo scoperto il Governo: non vuole un’azione così forte prima delle elezioni.



Lo ha spiegato chiaramente alcuni giorni fa Luis R. Aizpeolea, uno dei giornalisti che ancora ne El País serve da megafono al Governo. Fra l’altro Zapatero preferisce Público e La Sexta. Aizpeolea è personalmente convinto che la strategia disegnata a suo tempo da Jaime Mayor Oreja non serve a far cessare il terrorismo dell’Eta.

«Si notano discrepanze tra il Governo e il Pp su come porre fine all’attività dell’Eta – recita un paragrafo in cui si sente l’accento della Moncloa -. Mentre il Pp punta tutto sui mezzi legali, di polizia e giudiziari, il Governo cerca anche uno spazio per la mobilitazione politica e sociale, quale elemento decisivo per delegittimare l’Eta e che non ha niente a che vedere con la negoziazione. La polemica sullo scioglimento delle giunte dell’Anv è un buon esempio di questo diverso modo di muoversi». Naturalmente si intende uno spazio per la mobilitazione dell’intorno dell’Eta o di quello nazionalista.



Zapatero aveva utilizzato nella sua conferenza al Centro di Studi Costituzionali la già famosa metafora chirurgica: «Il bisturi deve estirpare le cellule cancerogene che si nutrono della vitalità del corpo, ma facendo attenzione al non colpire il cuore del pluralismo».

Il Presidente del Governo, lo dice direttamente e tramite i suoi portavoce, non vuole eliminare le cose sane, e nega lo scioglimento delle giunte perché è convinto che ci sia un «tessuto sociale e politico» che potrebbe essere utile per una futura operazione nei Paesi Baschi. Qual è questo tessuto di cui parla?

I sondaggi danno un pareggio tra il Pse e il Pnv nelle prossime elezioni locali che si terranno in primavera. L’Euskobarómetro diceva in estate che il Pse si trovava a soli due punti dal Pnv e che avrebbe potuto avere gli stessi seggi perché ne avrebbe 25-28 contro la forbice di 24-27 del Pnv. Anche il sociometro governativo basco di novembre vedeva un pareggio. Un’alleanza con il Pp è da escludere. Compare la possibilità di scalzare il Pnv dal Governo, ma non come nel 2001, per sviluppare un progetto costituzionalista.

Zapatero sicuramente starà pensando a una formula alla catalana, alleandosi con Izquierda Unida o con Eusko Alkartasuna. La grande incognita è se un futuro Governo di Paxti López si appoggerà formalmente su una quarta gamba, il nuovo segno di Batasuna.

Batasuna, sotto le sigle di Eh o Pctv ha raccolto circa 150.000 voti. Quando non è riuscita a presentarsi ha fatto un richiamo all’astensione.

Il Governo mostrerà definitivamente i suoi piani quando Batasuna cercherà di correre alle elezioni. Se farà ciò che ha fatto con le giunte dell’Anv avremo la certezza che Zapatero ha in mente un accordo con i nazionalisti baschi, affinché appoggino Patxi López o perché tolgano forza al Pnv.

In ogni caso, quarta gamba o meno, il socialismo di Zapatero è convinto di poter contare sulla sinistra nazionalista basca, o su alcuni suoi settori per mettere fine al terrorismo. Lo ha spiegato il 13 dicembre il Presidente del Pse, Jesús Eguiguren, l’uomo che ha disegnato il cosiddetto processo di pace. In un’intervista a El Diario Vasco affermava che un cambiamento politico basato sul trionfo del suo partito nelle elezioni locali di marzo porterebbe la pace nei Paesi Baschi.

 

Eguiguren si mostrava convinto del fatto che la maggioranza del mondo nazionalista basco «si pente della rottura dell’ultimo processo di pace e vuole la fine della violenza». Annunciava anche che Otegi prepara un «progetto politico sovranista a medio e lungo raggio» perché esistono «due dinamiche»: una partitaria di cercare la «fine dialogiata, la sua integrazione nel sistema politco», e l’altra che vuole «indurire» la sua posizione. Impossibile essere più chiari. Zapatero è convinto che appoggiando la sinistra nazionalista basca che potrebbe guidare Otegi, una sorta di Erc basca, può finire l’Eta, uccidendola politicamente. Questa è la spiegazione della sua chirurgia di precisione.

Il problema grave è che la Catalogna non è i Paesi Baschi. L’Eta continua a uccidere, e finora ha “fidelizzato” la sua gente. E l’Eta ha messo nel suo mirino l’Ave perché vuole ottenere l’appoggio del popolo, come lo ha avuto mettendosi in campo in una causa popolare come quella che ha fatto contro Leizarán e Lemoniz. Questo la gente di Zapatero lo sa.

Ramón Jáuregui ieri ha scritto un articolo dal titolo chiaro “Né Lemoniz, né Leizarán» su El Pais. Chi vincerà questa gara, l’Eta o Zapatero? Quel che è certo è che in ogni caso a perderci sarà il costituzionalismo.