Seguendo il famoso adagio «squadra che vince non si cambia», José Luis Rodriguez Zapatero, ha tutta l’intenzione di riproporre gran parte dei ministri uscenti, oltre a concentrare nelle cariche governative e parlamentari il più alto numero dei suoi “fedeli” collaboratori.
E così sembra certissimo che i vicepresidenti Maria Teresa Fernandez de la Vega e Pedro Solbes ritroveranno il loro posto, così come il ministro degli Esteri, Miguel Angel Moratinos, e quello della Giustizia, Mariano Fernandez Bermelo.
In forse il ritorno del ministro degli Interni, Alfredo Perez Rubalcaba, che potrebbe ritirarsi dalla politica attiva per ragioni famigliari, mentre l’ex titolare della Difesa, José Antonio Alonso è diventato portavoce del gruppo parlamentare socialista.
A completare il quadro dei “fedelissimi” di Zapatero, mancano ancora da “piazzare” il ministro del Lavoro, Jesus Calderam, e quello dell’Abitazione, Carme Chacon , mentre José Blanco, segretario organizzativo del Psoe, che sembrava vicino a un Dicastero, probabilmente dovrà restare al suo posto.
Un deciso taglio col passato Zapatero lo vuole dare nel rapporto con i piccoli partiti locali (catalani e baschi) che nella scorsa legislatura gli hanno permesso di governare in cambio di concessioni “nazionaliste” che sono state molto criticate dall’opposizione. Tuttavia, il suo partito, pur avendo aumentato i seggi rispetto alla scorsa legislatura, non ha ancora la maggioranza assoluta della camera bassa (per soli 7 deputati). Questo significa che Zapatero, per non cedere ad alleanze “scomode”, dovrà rinunciare alla sua nomina al primo turno (che richiede appunto la maggioranza assoluta), per averla al secondo turno, quando la maggioranza richiesta diventa semplice.