Zapatero ha tenuto il primo Consiglio dei ministri del suo secondo mandato il 14 aprile, anniversario della proclamazione della Seconda Repubblica. Nel discorso di investitura aveva già chiarito di voler continuare quelle che chiama “politiche di uguaglianza”. La creazione di un ministero dell’uguaglianza, al cui capo è stata messa una persona senza esperienza politica – Bibiana Aido, una donna di 31 anni perfettamente sconosciuta – è uno di quei fatti simbolici che piacciono tanto al Presidente. Le questioni di “genere” con tutta la carica che comportano, saranno una priorità sul terreno sociale.
Simbolico è il fatto che una donna che è sul punto di diventare madre, Carmen Chacon, occupa il posto alla Difesa. C’è sempre il tentativo di provocare. È chiaro che se nei suoi primi 4 anni Zapatero ha fatto del matrimonio tra omosessuali la sua bandiera rivoluzionaria, l’emblema per rivendicare nuovi diritti civili, ora ricorre alla politica “femminista” per poter alzare una nuova bandiera. La violenza maschilista, che è aumentata nonostante le politiche della prima legislatura di Zapatero, è il sintomo evidente del fatto che le donne sono le vittime più deboli di una società sempre più aggressiva. Ma questo non giustifica la creazione di un intero ministero, che sarà privo di competenze. Il femminismo che ostenta Zapatero, come ben ha spiegato Jesus Trillo nel suo libro La rivoluzione silenziosa, prolunga il conflitto di classe, applicandolo alle relazioni tra uomo e donna. Un femminismo identificato con il genere, espressione del fatto che «Non è la verità a farci liberi, ma la libertà veritiera».
Al di là di questa forte scommessa ideologica, il nucleo duro dell’esecutivo resta inalterato. Le speranze di un cambiamento cominciano a svanire. La vittoria alle elezioni non implica il riconoscimento dei clamorosi errori di gestione della prima legislatura. E diversi di questi errori portano il nome di alcuni dei ministri riconfermati. La politicizzazione crescente della giustizia porta il nome di Mariano Fernandez Bermejo, confermato ministro della Giustizia. La cattiva gestione delle infrastrutture è invece responsabilità di Magdalena Alvarez, confermata ministro delle infrastrutture mentre la causa della perdita di importanza della Spagna nel mondo è da ricondurre a Miguel Angel Moratinos, ministro degli Affari esteri. Zapatero porterebbe avanti la sua seconda legislatura se fosse cambiata, ma il governo è cambiato poco. Al massimo la novità è la creazione di una nuova area economica, guidata da Miguel Sebastian, diventato ministro dell’Industria. Sebastian nel periodo in cui è stato alla guida dell’ufficio economico della presidenza del Governo si è reso protagonista di un interventismo poco edificante nel mondo imprenditoriale spagnolo, patrocinando operazioni che volevano, soprattutto, sottomettere grandi imprese spagnole ai dettati di una politica partitica.
(Fernando De Haro)