Dopo cinque anni di carcere, l’ex vice di Saddam Hussein, Tariq Aziz, è comparso lunedì per la prima volta di fronte al tribunale penale di Baghdad per rispondere all’accusa di avere avuto un ruolo nell’esecuzione di una quarantina di commercianti iracheni che nel 1992 furono condannati a morte, perché riconosciuti colpevoli di avere «provocato grave danno all’economia del Paese» avendo fatto «speculazioni sui prezzi». All’epoca l’Iraq era sotto l’embargo dell’Onu in seguito all’invasione del Kuwait avvenuta l’anno precedente.
Il settantaduenne vice di Saddam è nato a Mosul da una famiglia cristiano assira con il nome di battesimo Michaele Yohanna, cambiato poi in Tariq. Il 24 aprile 2003, a pochi giorni dalla caduta di Baghdad, Aziz si era consegnato spontaneamente alle forze Usa e solo quest’anno è stato formalmente incriminato.
Tra gli imputati che rischiano la condanna a morte per impiccagione anche il fratellastro del rais, Watban Ibrahim al-Hassan, e suo cugino “Alì il Chimico”, che ha già una condanna a morte in sospeso per un’altra vicenda, ma che non si è presentato in aula.
Il giudice ha aggiornato il processo al 20 maggio, proprio causa dell’assenza di Alì il Chimico. I medici hanno firmato un referto secondo cui al-Majid è malato e ha bisogno di tre settimane di riposo. L’esercito Usa ha fatto sapere che l’uomo è sotto controllo medico in una struttura detentiva americana dopo aver avuto un attacco cardiaco a inizio mese. Il giudice ha anche dichiarato che Aziz è sotto processo perché firmò gli ordini di esecuzione in qualità di membro del Consiglio del comando rivoluzionario di Saddam. Accuse che Aziz ha smentito attraverso il suo avvocato.