Cosa succede dopo il no degli irlandesi al trattato di Lisbona? Se ne riparlerà ad ottobre. Il Consiglio europeo appena concluso non ha saputo sciogliere il problema del no irlandese, ma ha gettato alcuni segnali positivi: i 27 paesi non hanno potuto rilasciare una dichiarazione conclusiva del Consiglio europeo veramente incisiva circa la volontà di perseguire il processo di ratifica del trattato di Lisbona per la sola opposizione della Repubblica Ceca, vincolata per la ratifica ad un parere della propria Corte costituzionale. All’indomani dei referendum francesi e olandesi del 2005 la situazione era completamente diversa. Il no proveniva da due stati molto popolosi, Francia e Olanda, promotori sin dalle origini del sogno europeo. I no di allora venivano affiancati dalle aspre contestazioni di un terzo stato popoloso, la Polonia, il quale nel frattempo ha cambiato governo. Soprattutto quel doppio no ai referendum sulla Costituzione europea fu un utile strumento per molti altri paesi che erano perplessi dinanzi alla “costituzionalizzazione” dell’Unione europea. Difatti allora si decise di indire una conferenza intergovernativa col compito di rinegoziare alcuni aspetti della costituzione, cosa che non è avvenuta oggi, al termine del Consiglio europeo: il vertice appena concluso non ha indetto alcuna nuova conferenza per rinegoziare punti controversi, ma ha semplicemente rimandato la trattazione del problema al prossimo Consiglio, ad ottobre. Contrariamente a 3 anni fa, quello che è emerso in questi due giorni è stato un generale interesse per l’adozione del trattato di Lisbona: il no irlandese è restato isolato. Si schierano apertamente a favore del trattato gli stati piccoli, gli stati grandi e pure gli stati tradizionalmente freddini verso l’Unione europea: il Presidente della Slovenia, Jansla, presidente di turno della UE, ha rilasciato dichiarazioni completamente favorevoli al trattato; Sarkozy, prossimo Presidente di turno, ha più volte dichiarato che intenderà negoziare personalmente con il Governo irlandese l’uscita da tale situazione di stallo; anche il Regno Unito, ratificando il trattato dopo il no irlandese alcuni giorni orsono, ha voluto dare un segnale marcato in favore del passo che si sta compiendo. L’Italia di suo è stata chiara: Berlusconi ha dichiarato che entro l’estate il nostro Parlamento avrà ratificato il trattato; anche la euroscettica Lega Nord, nonostante alcune esternazioni contrarie alla ratifica del trattato di Lisbona di Calderoli, poi rettificate, ha dichiarato per bocca di Bossi che voterà a favore della ratifica. In conclusione non ci resta che aspettare ottobre, quando Sarkozy avrà svolto il suo ruolo di mediatore con l’esecutivo irlandese e quando la Corte costituzionale della Repubblica Ceca si sarà espressa sulla legittimità del trattato di Lisbona rispetto all’ordinamento boemo.
(Sante Pollastro)