La liberazione di Ingrid Betancourt e degli altri 14 ostaggi in mano alle Farc è solo l’ultima e la più recente delle ferite inferte dal governo colombiano alla guerriglia, già decimata da mesi e con gravi problemi di rifornimento e comunicazione. Da più di trent’anni, le Farc stanno lottando per raggiungere il potere politico, con gravi ripercussioni per l’instabilità della stessa Colombia. I mezzi usati sono da tutti noti: il convincimento ideologico degli strati più marginali della popolazione – che ha permesso il controllo da parte dell’organizzazione armata di un territorio compreso tra il 3% il 5% dell’intera Colombia – e il sequestro di persona, strumento utilissimo a livello politico, come dimostra il caso della stessa Betancourt. Solo dopo aver nascosto la Betancourt nelle insidiose montagne controllate dalle Farc, i guerriglieri si sono resi conto che questa candidata alla presidenza poteva essere usata come strumento di potere con i presidenti europei e latinoamericani e con i senatori statunitensi. Ora che hanno perso il simbolo della resistenza e del tentativo di negoziazione, le Farc continueranno la lotta armata oppure approfitteranno di quest’ultima opportunità per un tentativo di negoziazione? Non resta molto da vivere all’organizzazione armata.

Nel corso dell’ultimo anno il governo colombiano si è mosso strategicamente molto bene iniziando a infliggere colpi con la morte di Tomas Medina alias “Negro Acacio”, che gestiva il traffico di cocaina che garantiva gran parte del flusso di cassa del gruppo guerrigliero. Nel settembre dello scorso anno, poi, durante un bombardamento, morirono 16 guerriglieri nel Guaviare. Un mese dopo, nel municipio di Carmen de Bolivar, perì in un’altra azione militare Gustavo Rueda Diaz, alias “Martin Caballero”, il quale aveva militato per 25 anni nelle file delle Farc e aveva catturato Fernando Arraujo, famoso capo militare, che riuscì a scappare dopo sei anni ai vertici del gruppo guerrigliero. Non solo: la cattura di Martin Sombra, uno dei più agguerriti militanti, è stato un altro duro colpo alla credibilità dell’organizzazione. Martin Sombra fu per vari anni responsabile della custodia di Ingrid Betancourt, dei tre statunitensi recentemente insieme a lei liberati, e di Clara Rojas (amica e appoggio politico della Betancourt), la quale fu aiutata da lui stesso nel parto di un bambino nato nella progionia. Il neonato fu affidato ad una famiglia di contadini, ma l’annuncio da parte del governo colombiano che il bambino non era in mano alle Farc, ma da mesi affidato ad un istituto statale, ha significato un ulteriore colpo alla credibilità del gruppo sovversivo. Nei mesi scorsi, poi, cadde un altro potente e noto guerrigliero: Raúl Reyes. La settimana seguente si rese nota la notizia che, Manuel Jesús Muñoz, alias “Ivan Ríos”, integrante del vertice delle Farc, era stato tradito dal capo della sua sicurezza, alias “Rojas”, attratto da una ricompensa offerta dal governo colombiano. A tutto ciò si sommò il decesso (senza alcuna azione delle autorità) di Manuel Marulada Velez, il leader guerrigliero più importante delle Farc, e la resa di Nelly Avila Moreno, alias “Karina”, il comandante del fronte 47 delle Farc e unica donna facente parte dello Stato maggiore centrale di questa organizzazione. Karina ha seguito a ruota il compagno Rojas, il quale le aveva suggerito di costituirsi in cambio di alcune concessioni governative, perché il famoso comparto a cui apparteneva stava agonizzando così come le stesse Farc. Il Presidente colombiano Uribe è visibilmente soddisfatto: l’intervento di Chavez per la liberazione degli ostaggi in Colombia non è servito, nonostante la disponibilità dimostrata in più occasioni dal presidente venezuelano. Disponibilità interpretabile come un possibile tentativo di espansione della legittimazione del nuovo socialismo latinoamericano che si incarna proprio nella politica chavezista. Inoltre, i movimenti a supporto della Betancourt in Francia hanno raggiunto il loro scopo: la mobilitazione degli apparati governativi (Sarcozy in primis) e la liberazione dei 15 ostaggi.

Per quanto riguarda l’operazione militare, così come l’ha descritta il ministro della difesa colombiano, sembra che essa sia stata un atto strategico compiuto su una guerriglia ormai indebolita. Si è orgogliosi soprattutto perché non c’è stato spargimento di sangue. Probabilmente nel gruppo sta continuando l’espulsione cominciata con la more ti Ríos e ci sono attualmente scontri interni. Il fatto che gli ostaggi che ora rimangono nelle mani delle Farc non abbiano rilevanza politica, probabilmente influirà sulla strategia di guerra del gruppo. Esso, proprio per questa ragione, non potrà continuare ad utilizzare il sequestro come arma politica. Perché il Paese incontri la pace bisognerà, però, aspettare del tempo e probabilmente si scinderanno gli interessi politici da quelli militari all’interno delle Farc. Gli analisti sembrano convinti che l’agonia durerà a lungo. Nonostante l’indebolimento, non è detto che le Farc accettino la via della negoziazione ma potrebbero continuare a fomentare scontri militari e a non rilasciare i resto degli ostaggi. Dopo la liberazione della Betancourt resta viva la necessità di non abbandonare coloro che restano in mano alla guerriglia: è necessario uscire dal conflitto. La Colombia si è commossa di fronte alla liberazione degli ostaggi e alle parole della Betancourt le quali richiamano alla pace e possono servire da riflessione per i vertici delle Farc, perché si convincano della sterilità della lotta armata. Se, invece, la guerra persiste molto probabilmente si sentirà parlare delle Farc solo in casi eccezionali di liberazione degli ostaggi o di morte di qualcuno dei suoi componenti.