Lunedì è cominciato il ritiro delle truppe russe dal territorio georgiano, tra smentite e riconferme, che dovrebbe lentamente riportare a una situazione di calma nel territorio. Calma apparente, poiché si è già diffusa la notizia che i russi stanno schierando nell’Ossezia del Sud basi di lancio per missili a corto raggio, in grado di raggiungere la maggior parte del territorio georgiano, compresa la capitale Tbilisi.



Una soluzione di pace e di accordi sembra difficile, anche se il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, che nei giorni scorsi si era espresso duramente nei confronti della popolazione russa, ha affermato, in un appello televisivo, di rendersi disponibile ad aprire le trattative e a pensare insieme a una forma di convivenza e di rapporto civile fra i due paesi, pur non rinunciando a nessuna parte del territorio.



Dall’altra parte anche Mosca manifesta l’intenzione di arrivare a una soluzione pacifica, anche se poi l’ambasciatore russo presso la Nato paragona il presidente georgiano ai grandi dittatori della storia.

La riunione dei ministri degli Esteri della NATO, che si è svolto ieri a Bruxelles, si è concluso con parole di biasimo nei confronti della Russia che, in seguito all’occupazione della Georgia, sembra non stia rispettando il piano ritiro concordato. Il segretario generale della NATO, Scheffer, citando una frase contenuta nel documento finale dell’incontro, afferma che «con la Russia non è più come prima». Anche gli Stati Uniti al termine del vertice si esprimono in maniera molto cauta in merito ai futuri rapporti con il Cremlino e al proseguimento dei lavori del Consiglio NATO-Russia.



Questo vale anche per Mosca: il Ministro degli esteri Serghei Lavrov sottolinea «Certo, abbiamo capito le allusioni sentite alla conferenza stampa del segretario generale della Nato: conseguenze ce ne saranno senz’altro sui rapporti fra Russia e Nato; ne abbiamo già parlato una settimana fa, quando i rappresentanti della Nato hanno dato valutazioni poco obiettive» e in merito al futuro del consiglio Russia-Nato «dipende ora dai nostri partner» ha continuato Lavrov, secondo cui la Nato «cerca di salvare un regime fallimentare in Georgia».

L’Unione europea, che attraverso l’ottima opera di mediazione di Sarkozy, presidente di turno, aveva ottenuto l’assicurazione del ritiro delle truppe russe, con l’inasprimento delle posizioni russe e la risposta della NATO si trova ora in mezzo a un delicato confronto fra le due superpotenze: a maggior ragione deve quindi far valere il suo ruolo di negoziatore e imporre a Mosca un trasparente rispetto degli impegni presi al fine di ammorbidire i toni del dialogo.

Se il Consiglio europeo deve mantenere un ruolo neutrale e di mediazione in merito al conflitto russo-georgiano, al contrario il Parlamento europeo è formato da persone che possono liberamente esprimere la loro opinione sui drammatici eventi che hanno colpito la regione caucasica, sulla loro origine e sulle possibili conseguenze, considerando punti fondamentali quali il rispetto delle relazioni internazionali, il non abuso delle missioni di pace, il rispetto degli obblighi per proteggere i civili e le loro proprietà.

Il Parlamento europeo è chiamato a colmare la lacuna di silenzio lasciata dal Consiglio e a presentare all’opinione pubblica un punto di vista “europeo”.

L’Europa deve essere imparziale, non restare muta. Per queste ragioni è più che mai necessario, al fine di porre le basi per la riconciliazione, un’indagine internazionale indipendente per portare maggior chiarezza nel succedersi degli eventi.

La Georgia necessita oggi del supporto e dell’assistenza delle forze internazionali, che allo stesso tempo non pregiudichino il diritto di protezione e tutela della popolazione dell’Ossezia. Sebbene la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Georgia vadano salvaguardate, allo stesso tempo bisogna chiarire come vive la popolazione osseta in Georgia e se i suoi diritti di minoranza vengono rispettati.

In concreto, ricordiamoci che il Parlamento europeo, insieme al Consiglio, sono le due autorità di bilancio dell’Unione e che in settembre verrà adottata la bozza di bilancio 2009. Inoltre ogni nuovo accordo Ue-Russia, che sostituisca l’attuale “Accordo di collaborazione e cooperazione” richiederà l’assenso del Parlamento, che quindi può giocare un ruolo molto importante sia nello stanziamento di fondi a favore della ricostruzione della Georgia, sia può far sentire tutto il proprio peso nella predisposizione dei futuri rapporti con la Russia.

Per fare maggiore chiarezza sull’attuale situazione in Georgia e sugli esiti del vertice NATO dei Ministri degli Esteri si riunirà oggi pomeriggio, in seduta straordinaria, la sottocommissione per i diritti umani, per ribadire l’impegno del Parlamento europeo a difesa del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, per cercare di capire come la violenza e i problemi che da lungo tempo affliggono questa regione siano sfociati ancora una volta nel conflitto armato, e per sottolineare l’importante ruolo di mediazione e di sostegno che le istituzioni comunitarie devono avere per il raggiungimento della pace.