Tre giorni dopo il terremoto politico più significativo dell’ultimo lustro, in Germania alcuni fanno il bilancio dei danni, altri raccolgono le macerie lasciate da una scossa talmente violenta ed improvvisa da non lasciare neanche il tempo di prenderne coscienza.
Un colpo di scena dopo l’altro, in una domenica apparentemente tranquilla, sulle rive dell’idillico e silenzioso Schwielowsee, non se lo aspettava nessuno, forse nemmeno all’interno dell’SPD. Mai un avvicendamento ai vertici di un partito era stato così appassionante e ricco di suspence, almeno fin dai tempi dell’epica sfida Schröder-Lafontaine. Neanche a farlo apposta di quel confronto, il duello di domenica ne conserva, seppure con sfumature diverse, il sapore: basti pensare al mesto show-down dello sconfitto Kurt Beck, da un lato e alla vittoria arrembante e fulminea di una componente del partito, quella riformista, data ormai per ininfluente. Come hanno giustamente titolato alcuni quotidiani tedeschi in questi giorni, mai il partito socialdemocratico aveva avuto così «tanto Schröder» ai suoi vertici. Con la dipartita di Kurt Beck, il quale in una mesta conferenza stampa ha sfogato tutto il suo dolore per quello che pare essere stato un vero e proprio putsch, a guidare l’SPD torna Franz Müntefering, ex braccio destro dell’ex Cancelliere e strenuo difensore dell’Agenda 2010, il pacchetto di riforme di snellimento dello Stato sociale.
Dal canto suo Steinmeier, il candidato Cancelliere, è un fine diplomatico, da sempre impegnato nei meandri delle ambasciate e quindi poco addentro alle questioni economiche e sociali. Certo è che, insieme con il Ministro delle Finanze Steinbrück e il Ministro dei Trasporti Tiefensee ha sempre fatto parte dell’ala più moderata e riformista del partito, tanto da essere persino definito «neo-liberale» da alcuni esponenti della Linke, il movimento di estrema sinistra in vertiginosa ascesa nei sondaggi (13%). Con lui quale Ministro degli Esteri e Vicecancelliere la Germania ha proseguito il cammino di partnership privilegiata con i paesi dell’ Est europeo e con la Russia in particolare, inaugurata durante il precedente governo rosso-verde. La sua flemma, il suo modo di far politica in maniera silenziosa e posata, discutendo senza mai alzare la voce, gli hanno guadagnato grande popolarità nell’elettorato, quasi pari a quella della sua sfidante e attualmente collega di governo, Angela Merkel. La missione del nuovo duo “Münte-Steinmeier” è quella di risollevare l’SPD da una crisi che la attanaglia da almeno un anno a questa parte, complice la fiacca leadership del silurato Beck.
Nei sondaggi più recenti, i socialdemocratici sono staccati di almeno 13-14 punti percentuali dalla CDU-CSU, stabile al 37-38%. Se i liberal-democratici dell’FDP riuscissero a conquistare il 13-14%, la maggioranza per un governo giallo-nero, di centro-destra, sarebbe abbondantemente a disposizione.
La Merkel, intervenendo ad un congresso del partito venerdì scorso, ha detto che l’esperienza di governo di Große Koalition si chiuderà a partire dalla prossima campagna elettorale del settembre 2009. Di qui a quella data manca esattamente un anno. Riusciranno i due sfidanti a convivere, dovendo lavorare tutti i giorni fianco a fianco o non è forse ipotizzabile che si sciolga prima il Parlamento e si torni prima a votare? Tutto è possibile.



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