La maledizione cinese “Ti auguro di vivere in tempi interessanti” è così conosciuta da risultare quasi banale. Ma questa fine estate del 2008 è davvero “interessante”, a parte l’imminente fine del mondo prevista per il 10 settembre, a causa di un “buco nero” provocato dagli scienziati del CERN di Ginevra. Se l’11 settembre saremo ancora qui a sbatterci per pagare il mutuo della casa dovrebbe sempre restarci la curiosità di sapere se scoppierà questa tanto attesa nuova guerra mondiale. Se ne è parlato così tanto e così tante volte è stata prevista che un commentatore minimamente cauto ha quasi pudore di parlarne. Bisogna, infatti, chiedersi se la nostra attenzione, attirata dal conflitto in Ossezia e dal risorgere della potenza militare zarista (oops! russa) ci abbia distolto dalla guerra prossima ventura di cui si discute da almeno quattro anni: l’attacco all’Iran.
E’ dal 2004 che la ripresa del programma nucleare iraniano ha spinto Israele ha concepire e collaudare sempre nuovi piani d’attacco. Le prime bombe antibunker sono state vendute dagli americani a Israele già nell’autunno di quell’anno e, da allora, vi è stata una persistente escalation di minacce. Nel febbraio del 2006, dato l’appoggio fornito dagli iraniani alla guerriglia irakena, l’attacco sembrava imminente ma, in quell’estate, vi fu il breve e inconcludente conflitto in Libano. Successivamente si è dato per certo l’inizio delle ostilità per il gennaio del 2008 ma il rapporto dell’intelligence statunitense negava l’esistenza di un programma iraniano per la costruzione della bomba atomica.
Come si è detto, il ritorno di un’alta tensione tra Mosca e Washington ha fatto passare in secondo piano la questione del Golfo ma un articolo di Giorgio Frankel su “Il Sole 24ore” del 16 agosto, riportava la notizia di una spettacolare concentrazione di Task Force americane, dirette verso lo stretto di Hormuz. Un’imponente squadra composta da navi americane, inglesi e francesi ha terminato l’esercitazione “Brimstone” in Atlantico e punta a riunirsi con altre due Task force. Se a ciò si aggiunge che il Kuwait ha attivato il piano d’emergenza previsto in caso di guerra (fonte Middle East Times) e la strana visita a sorpresa del generale Petraeus in Libano (fonte Gianandrea Gaiani su “Panorama”) si può pensare all’imminenza di uno scontro apocalittico.
Ma le cose stanno davvero così?
E’ dalla II guerra mondiale che, in ogni crisi internazionale, riecheggia la domanda di Franklin Delano Roosevelt: “Dove sono le portaerei?”. Non potendo fruire di tempestive ricognizioni dal satellite, dobbiamo accontentarci delle notizie provenienti dai siti ufficiali delle navi. Una breve ricerca in Internet (8/9/2008) accerta che:
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La portaerei Ronald Reagan ha lasciato la Malesia per dirigersi nell’Oceano Indiano per esercitazioni congiunte con la marina indiana.
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La Task Force che fa capo alla nave da assalto anfibio Peleliu si trova effettivamente nell’area del Golfo, e sempre verso il Golfo Persico è diretta la nave da assalto Iwo Jima.
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Secondo alcune fonti, anche la portaerei Lincoln, a capo della propria Task Force, si troverebbe in zona ma sul suo sito Internet si può leggere come abbia lasciato l’area della Quinta flotta, operante sulle coste della penisola arabica e si diriga verso l’area di operazioni della Settima flotta, operante nell’Oceano Pacifico.
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La portaerei Theodore Roosevelt ha appena concluso l’esercitazione Brimstone e non vi è certezza sulla sua attuale posizione. E’ di notevole interesse considerare come Brimstone abbia avuto come obbiettivo il compimento di operazioni in acque costiere. A tale esercitazione ha preso parte anche il nostro sommergibile “Salvatore Todaro” che, attualmente si trova a Norfolk per completare l’addestramento e sarà presente al Columbus day il 12 ottobre.
Questi, dunque, i fatti: equivoci, inquietanti e che fanno la gioia delle Cassandre di ogni sorta. E che gioia sarebbe, quella di essere smentiti per l’ennesima volta!