Dopo anni di totale e incontrastato dominio, la Baviera si è nettamente sganciata dalla CSU. Eppure, la diaspora dell’elettorato deluso si è indirizzato in maniera inequivocabile verso gli altri due partiti di estrazione borghese, i liberali dell’FDP da un lato e la lista dei Freie Wähler dall’altro.
È questa, in sintesi, la cartina di tornasole che emerge da una consultazione elettorale davvero al cardiopalma, nella quale sino alla fine è sembrato possibile che all’estrema sinistra (Die Linke) riuscisse il colpaccio di entrare nel Landtag di Monaco. Così non è avvenuto, ma il 28 settembre sarà in ogni caso ricordato come un giorno storico per la politica bavarese, che d’ora in poi assumerà connotati di gran lunga “più tedeschi”: niente più partiti con percentuali bulgare o liste regionali così potenti da poter essere identificate con il Land stesso. Quell’epoca si è ormai chiusa.
E l’epilogo è andato in scena domenica sera, quando la CSU, dopo esattamente 46 anni di governo monocolore, è senza mezzi termini capitolata, fermandosi ad un imbarazzante 43%. Sul fiacco e goffo tandem che ne ha retto le sorti nell’ultimo anno cala per ora mestamente il sipario: Günther Beckstein, il governatore in carica, ha tuttavia già chiarito di non avere alcuna intenzione di dimettersi, mentre Erwin Huber, capo del partito, ha rinnovato la sua fiducia a Beckstein. Insomma, la coppia tenta vicendevolmente di sorreggersi, mentre il terreno le frana rovinosamente sotto i piedi: quasi 18 punti percentuali in meno rispetto al 2003 sono infatti un’enormità per un partito che ha fatto dei successi economici e sociali del passato la sua bandiera. Aspettarsi il passo indietro di almeno uno dei due uomini al vertice era nell’ordine delle cose e chissà che infatti non succeda qualcosa di simile già a partire dalle prossime ore.
Di certo il tracollo della CSU non potrà affatto ridursi ad una questione politica periferica, ma avrà conseguenze ben più serie sulla stabilità dei rapporti con la sorella maggiore, la CDU di Frau Merkel, che, per battere i socialdemocratici nelle elezioni del prossimo anno, deve poter contare su una costola bavarese in grado di macinare un buon numero di consensi.
Dal canto suo, l’SPD non può certo dire di aver fatto meglio: Franz Maget, lo sfidante di Beckstein, è riuscito addirittura a peggiorare il minimo storico raggiunto alle scorse elezioni, andando sotto il 19%. Ai microfoni dell’emittente televisiva ZDF, il politico socialdemocratico ha però ostentato notevole soddisfazione, proponendosi persino come ipotetico ministro-presidente per una variopinta coalizione con Verdi, FW ed FDP.
Ma la strabiliante sorpresa di queste elezioni ce l’ha riservata il piccolo raggruppamento dei Freie Wähler, capitanato da un agricoltore dal forte accento bavarese e supportato da numerosi politici fuoriusciti di recente dalla CSU, tra cui anche Gabriele Pauli, l’affascinante cinquantenne che poco più di un anno fa mise alle corde Edmund Stoiber, costringendolo infine alle dimissioni.
Giornata all’insegna dei colpi di scena anche in Austria, dove si è votato per il rinnovo del Nationalrat, il Parlamento, dopo appena 543 giorni di Grosse Koalition tra popolari e socialdemocratici. Il voto è stato però tutto fuorché catartico, dal momento che il risultato uscito dalle urne rigetta sostanzialmente il paese nell’ingovernabilità: l’Spö ha formalmente ottenuto la maggioranza relativa lambendo quota 28% e staccando di tre punti i rivali democristiani, il cui candidato Cancelliere e capo del partito, Wilhelm Molterer ha rassegnato oggi le dimissioni aprendo la lotta per la successione.
Ma i veri vincitori della tornata elettorale sono i due leader dell’estrema destra, da un lato Heinz-Christian Strache, xenofobo arringatore di folle, che con la sua Fpö ha sfiorato il 18% e dall’altro una vecchia conoscenza di tutti gli europei, il leader della Carinzia Jörg Haider, fuoriuscito dalla Fpö per diversità di vedute con Strache e fondatore dell’Alleanza per il futuro dell’Austria, la Bzö, che, contro tutte le previsioni, ha rasentato la soglia del 12%.
Benché formalmente tocchi ai socialdemocratici esprimere il Cancelliere, è assai probabile che, scartata l’ipotesi di un nuovo governo di unità nazionale, si vada verso un esecutivo delle destre. Altra soluzione praticabile, benché assai pionieristica, potrebbe invece importare l’esclusione dei due partiti estremi tramite un accordo tra socialdemocratici, verdi e popolari. Insomma, variopinte soluzioni di emergenza attendono nelle prossime settimane le regioni alpine…