All’inizio dell’anno, la Chiesa Cattolica del Santissimo Redentore a San Francisco, nel distretto di Castro dove numerosi sono i gay, è stata oggetto di atti vandalici, con svastiche e messaggi anti cattolici contro il Papa e l’Arcivescovo locale.
Si è trattato dell’ultima vittima dell’aspro confronto in California sulla cosiddetta Proposition 8, un referendum che ha portato in novembre al divieto dei matrimoni omosessuali, con la possibile conseguenza di invalidare migliaia di licenze di matrimonio ottenute dopo che, nel maggio 2008, la Corte Suprema dello stato aveva deliberato in favore delle coppie gay.
Il referendum, nel quale si definiva come matrimonio quello tra uomo e donna, ha ottenuto il 52,3% di voti favorevoli, dopo una campagna che è costata l’inusitata somma di 74 milioni di dollari in pubblicità, superata storicamente solo dalla campagna per la presidenza. L’approvazione di questo emendamento costituzionale è stato impugnato presso la Corte Suprema dello stato e si prevede la discussione della causa per il prossimo marzo. L’Attorney General, Jerry Brown, la più alta carica giudiziaria dello stato, ha chiesto alla corte di invalidare il risultato sostenendo che «la procedura di emendamento non può essere utilizzata per cancellare diritti costituzionali fondamentali senza convincenti giustificazioni».
Chi ha considerato il referendum come attinente ai diritti civili è rimasto sgomento nell’apprendere che il 70% dei neri ha votato a favore. Chiese e sinagoghe hanno sostenuto entrambe le posizioni, e altrettanto imprese e distretti scolastici, con cattolici ed evangelici fortemente in favore del provvedimento.
L’84% dei frequentatori delle chiese e il 64% delle famiglie con figli hanno votato a favore. Dopo l’esito del voto è stata pubblicata online una lista di donatori, invitando a boicottare i sostenitori della Proposition 8, e qualcuno è stato costretto alle dimissioni dal lavoro, come un direttore di teatro e un gestore di ristorante. Le proteste si sono diffuse a livello nazionale, con la Chiesa mormone come uno dei principali obiettivi.
Per coloro che hanno organizzato e promosso il referendum vi è in gioco molto più che una vittoria simbolica. La ridefinizione del matrimonio come un diritto civile, che quindi anche i gay sono titolati a esercitare, può comportare una vasta gamma di conseguenze giuridiche per le istituzioni ecclesiali. La legge del Massachusetts sul matrimonio omosessuale ha costretto gli enti che si occupano di adozioni a dare bambini in adozione a coppie omosessuali, cosa che ha portato il Cardinale Sean O’Malley a chiudere il servizio cattolico per le adozioni a Boston.
Roger Severino del Becket Fund for Religious Liberty, la maggiore Fondazione nazionale per la difesa dei diritti religiosi, spiega: «Il semplice cambiamento della definizione di matrimonio apre la porta a un’ondata di cause legali contro organizzazioni religiose dissenzienti, sulla base di leggi statali sull’impiego e i servizi pubblici che vietano discriminazioni per stato civile o orientamento sessuale. Inoltre, le istituzioni religiose che rifiutassero una nuova definizione del matrimonio imposta dallo stato potrebbero essere escluse dai programmi governativi e dalle facilitazioni fiscali e, perfino, perdere la possibilità di celebrare il matrimonio civile».
Il suo collega Anthony Picarello prevede una nuova epoca di conflitti tra Chiesa e Stato su questa materia: «L’impatto sarà grave e pervasivo, perché influirà su ogni aspetto delle relazioni tra Chiesa e Stato… Poiché il matrimonio ha riflessi su quasi ogni area giuridica, il matrimonio gay creerà conflitti su tutta l’area».