Costuire la realtà invece di parlarne è spesso una forte tentazione per i media. Una tentazione divertente, ma per nulla innocente. Se un anno fa era conveniente dipingere lo spettro di un episcopato spagnolo in fuga e trasformato nella principale forza di opposizione allo zapaterismo, adesso alcuni sono invece impegnati nel vederci il “gradevole momento” che starebbero sperimentando le relazioni Chiesa-Stato.
Questo gradevole momento consisterebbe nel fatto che i vescovi spagnoli si sarebbero arresi alla raccomandazione romana di attenuare l’asprezza delle proprie critiche al Governo, e nel fatto che ciò avrebbe avuto l’effetto di moltiplicare i gesti di distensione come, per esempio, l’intervista in cui Zapatero si complimentava con il Cardinal Cañizares per la sua recente nomina nella Curia. Realtà virtuale. Secondo questi medi, la visita annunciata del Segretario di Stato, cardinal Tarcisio Bertone, sarebbe la ciliegina sulla torta.
Tutto soffre di un vizio all’origine: è falso che Benedetto XVI abbia chiesto ai vertici della Conferenza episcopale spagnola (Cee) di abbassare il tono delle sue critiche. Al contrario, il Papa ha mostrato in diverse occasioni di comprendere il momento difficile della Chiesa in Spagna e di apprezzare il coraggio con cui i Vescovi svolgono la loro missione, assumendosi il rischio che è proprio della testimonianza della fede.
E quando l’esecutivo di Zapatero ha cercato di trovare un filo diretto con Roma (e lo ha tentato più volte) che tagliasse fuori i vescovi spagnoli, ha avuto sempre la stessa risposta: per affrontare i problemi della Spagna, gli interlocutori sono i vescovi spagnoli.
Parliamoci chiaro. Serve molta immaginazione per pensare a questo gradevole momento di cui alcuni parlano, quando il discorso culturale del Governo continua a essere il laicismo aggressivo, quando si profila a tappe forzate una legge sulla libertà dell’aborto e quando si sta scrivendo una riforma della legge sulla libertà religiosa i cui obiettivi puntano a una crescente restrizione della presenza pubblica delle diverse religioni e a una crescente intromissione statale nella vita interna delle comunità religiose. Per non parlare del mantenimento della materia di educazione alla cittadinanza nei suoi attuali termini, senza che il Governo abbia mostrato il minimo segnale di apertura su un punto che la Chiesa considera cruciale.
Altra cosa è dire che, evidentemente, ogni momento richiede una diversa risposta e gli ultimi tempi sono stati più tranquilli di quelli precedenti alle elezioni di marzo, quando l’esecutivo e il suo intorno mediatico lanciarono un brutale campagna contro la Chiesa come reazione alla celebrazione della famiglia cristiana in Plaza de Colón e alla nota episcopale riguardanti i comizi.
È vero che Zapatero ha ricevuto il presidente della Cee, il cardinal Ruoco, in un clima di cordialità, ma i frutti di quel dialogo finora non si sono visti. È anche vero che è un gesto di cortesia e di normalità che Zapatero abbia ricevuto il cardinal Cañizares (la stessa cosa sarebbe accaduta in qualsiasi altro paese normale, specialmente se la Chiesa rappresenta socialmente e storicamente quello che rappresenta in Spagna).
Oltre a questo null’altro, ed è significativo che il quotidiano El País abbia chiesto al suo redattore di maggior fiducia alla Moncloa di scrivere un’intera paginata, con richiamo in prima, dove quella di Zapatero era presentata come un’ “intervista insolita” che dimostrava che con Roma (ossia con Cañizares) tutto va bene, mentre con Añastro, sede della Cee, (quindi con Rouco) tutto resta invariato. Alla Moncloa- El País dovrebbero capire che la cortesia istituzionale non è compatibile con la manipolazione.
Quanto alla visita del cardinal Bertone, questa dimostra l’interesse della Santa Sede per la situazione spagnola e il desiderio di accompagnare i vescovi spagnoli nel loro difficile ministero. Sono loro ad averlo invitato, perché faccia presente nel dibattito pubblico del nostro paese il magistero di Benedetto XVI su un tema trascendentale come quello dei diritti umani. Sarebbe interessante contrapporre il contenuto della sua conferenza con le “politiche di estensione dei diritti” che sono la perla più pregiata dello zapaterismo. Una cosa che non impedirebbe al Segretario di Stato di mantenere un rapporto franco e cordiale con le autorità spagnole, ci mancherebbe altro.
Certamente la Chiesa non aspira al confronto permanente, né il suo ideale è la lotta con il Governo. La Chiesa non è “l’opposizione”, sebbene tante volte si debba opporre per restare fedele alla sua missione. Non serve che l’esecutivo compiaccia la Chiesa in questo o quell’altro modo. Serve che riconosca il suo valore come soggetto storico presente nel nostro contesto civile, e che rispetti la sua libertà di parola e di azione.
Noi cattolici non aspiriamo al beneplacito del potere. Aspiriamo solamente, come ha detto Benedetto XVI al Corpo diplomatico, a che non si coltivino pregiudizi e ostilità verso di noi semplicemente perché in certe questioni la nostra voce disturba. Non è una questione di momenti gradevoli o aspri, ma di una sana laicità che tutti dobbiamo contribuire a costruire.