Il 2009 sarà un anno cruciale sotto molti aspetti legati alla sicurezza internazionale e alla politica estera. L’anno si apre con un atto istituzionale di portata storica, il giuramento sulla Bibbia del neo-eletto Presidente americano Barack Obama, su cui gravano le aspettative di tutto il mondo e che nei primi cento giorni di permanenza alla Casa Bianca dovrà dare prova di novità e risolutezza.
Molte aspettative, però, saranno probabilmente deluse, visto che il nuovo Presidente dovrà innanzitutto occuparsi della crisi economica e finanziaria, con la messa a punto del più poderoso piano di rilancio mai conosciuto dalle democrazie liberali. Tutto ciò, con un occhio ovviamente ai fatti internazionali, da cui dipende buona parte della stabilità e della prosperità degli Stati Uniti. Il 2008 si è chiuso con nuovi venti di guerra nel Vicino Oriente e con la ripresa del conflitto armato tra israeliani e palestinesi. O meglio, tra Israele e Hamas, che sempre di più rappresenta un elemento di destabilizzazione per il quadro regionale. L’assenza, parzialmente giustificata, di una politica estera attiva da parte degli Usa pesa e come in un conflitto che rischia nuovamente di allargarsi ad altre regioni di quell’area. Le elezioni in Israele a febbraio e quelle palestinesi a marzo daranno una nuova configurazione agli assetti politici nel Vicino Oriente; ma senza un ruolo forte degli Usa e – pur con molto scetticismo – dell’Unione Europea, sarà impossibile tornare allo spirito di Camp David.
Quello che si apre è un anno cruciale per la guerra al terrore, con una riconfigurazione dei pesi strategici effettivamente profusi dai Paesi della coalizione internazionale, America in testa. Il primo ritiro parziale dall’Iraq andrà di pari passo con un rafforzamento dell’impegno militare in Afghanistan.
L’obiettivo rimane quello di riconquistare posizioni alla legalità, contro la montata dei talebani, distruggere i santuari del terrore e catturare le prime linee del network di Al-Qaeda, Bin Laden in testa. Al contempo, ci sarà da disinnescare la pericolosa escalation della tensione tra India e Pakistan, garantendo la stabilità politica di Islamabad, dove sempre più imminente si fa il pericolo di un rovesciamento islamico del potere.
Per l’Unione Europea, il passaggio dal semestre di presidenza francese a quello ceco significherà uno spostamento in avanti di tutti i capitoli più importanti per l’interazione. Praga non ha alcuna intenzione di passare alla storia come il volano del rafforzamento dell’UE; né i governi che potrebbero teoricamente impegnarsi nel rafforzamento delle capacità di azione sulla base del nocciolo duro – un novero ristretto di volenterosi – saranno in grado di promuovere l’integrazione, visto il peso della crisi economica in atto.
Per l’Italia, il semestre di presidenza del G8 sarà un momento estremamente rilevante. Potrebbe essere l’ultima volta per il nostro Paese e allora meglio lasciare il segno. Più che rispetto ai contenuti, su cui difficilmente ci sarà un compromesso al rialzo, sarà geostrategicamente importante mantenere in piedi una formula che consenta anche all’Italia di essere presente a quel tavolo. Da un lato, infatti, il G20 rischia di spodestare la credibilità e la legittimazione del G8, dalla’altro, nuove potenze bussano alla porta della governance globale e non accettano più di vedere gestiti i principali dossier di sicurezza da parte dei “soliti 8”.
Non è da escludere infine una recrudescenza della violenza nel Caucaso, dove gli assetti geopolitici per l’Abkhazia, l’Ossezia e il Karabagh sono tutt’altro che definiti. La Russia avrà bisogno di mostrare le unghie alla nuova amministrazione americana e il banco di prova potrebbe essere nuovamente il Caucaso.
Il dato geopolitico più rilevante nel lungo periodo sarà però l’inizio della nuova relazione tra Usa e Cina, che il neo Presidente Obama ha già iniziato a enucleare. Quello sarà l’asse portante della geopolitica per i prossimi decenni e se il buongiorno si vede dal mattino, sarà interessante esplorare, in questo 2009, le premesse di una relazione speciale destinata a durare e a cambiare il volto del pianeta.