La scorsa settimana è stato respinto al Senato, con 54 voti a 45, un emendamento alla proposta di riforma sanitaria presentato dai senatori Ben Nelson, Robert Casey, Democratici, e Orrin Hatch, Repubblicano, che prevedeva l’esclusione della copertura dell’aborto. Casey porta così avanti la tradizione paterna, essendo stato Robert Sr. uno dei più noti Democratici pro-life, al quale fu ripetutamente negata la parola alla Convenzione Democratica del 1992 per questa sua posizione impopolare nel partito.



L’Emendamento Nelson è l’equivalente al Senato dell’Emendamento Stupak, approvato con un appoggio bipartisan alla Camera e che ha mantenuto le restrizioni già previste, fin dagli anni ‘70, dall’Emendamento Hyde sui finanziamenti federali all’aborto. Dopo il voto che ha affossato l’emendamento, il senatore Nelson ha dichiarato: “Così diventa più difficile appoggiare la riforma.



Dobbiamo ora vedere come si evolveranno le cose.”

Il Cardinale Francis George, presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti, ha espresso la sua profonda delusione: “Il Senato, non inserendo un divieto permanente all’uso di finanziamenti federali dell’aborto e di piani assicurativi che includono l’aborto, sta ignorando la promessa fatta dal presidente Obama e la volontà del popolo americano”.

La conferenza dei vescovi americani è tra i sostenitori più convinti della assistenza sanitaria universale, ma non appoggerà la riforma se essa costituirà una minaccia alla dignità della vita. Quindici senatori cattolici hanno votato contro l’emendamento.



A questo punto l’approvazione della riforma è in forse, dato che Nelson ha manifestato la sua intenzione di non votarla se non sarà inserita la proibizione di fondi federali a favore dell’aborto. Tutti i voti Democratici sono necessari per impedire l’ostruzionismo dei Repubblicani contro il progetto di legge, ma ottenere il voto di un Repubblicano per sostituire quello di Nelson potrebbe richiedere altri compromessi. Due Repubblicani pro-choice, compresa la senatrice Olympia Snowe del Maine, hanno votato contro l’Emendamento Nelson.

Il leader della maggioranza Harry Reid, mormone e senatore Democratico del Nevada, è un oppositore del diritto all’aborto, ma ha tuttavia invitato i senatori a votare contro l’emendamento restrittivo, nel tentativo di salvare la proposta di legge. “Questa è una proposta di legge sulla assistenza sanitaria, non sull’aborto”, ha detto nell’assemblea, “non possiamo permetterci di dimenticare il quadro generale”. E si è detto disposto a lavorare con Nelson per trovare una formulazione accettabile.

Vi è anche una proposta del deputato Democratico Brad Ellsworth, che prevede l’utilizzo di assicurazioni private per coprire l’aborto al di fuori di ogni piano pubblico, ma Nelson non ha ancora preso posizione in proposito.

Reid sta cercando anche l’aiuto della senatrice Snowe del Maine per portare avanti la legge nel caso Nelson si rifiuti di votarla. “Un Democratico pro-life e un Repubblicano pro-choice hanno usato il buon senso e trovato un terreno comune” ha detto Reid circa l’emendamento di Nelson, “ho sempre apprezzato la senatrice Snowe per la sua collaborazione e il suo coraggio”.

 

Nelson è conosciuto per la sua capacità di unire gruppi opposti e di raggiungere accordi, ma non sull’aborto. In precedenza, come governatore del Nebraska, ha firmato una legge che vietava l’aborto a nascita parziale e che richiedeva la notifica ai genitori nel caso di aborto di una minorenne. “Non vi è modo di abbandonare i propri principi sull’aborto” ha affermato in una intervista al Washington Post.