Per la prima volta da quando Jimmy Carter presentò la sua candidatura alla Casa Bianca nel 1976, un gran numero di elettori protestanti evangelici e cattolici ha votato in un’elezione presidenziale per il Partito Democratico. La scorsa settimana, il presidente Barack Obama ha deciso di revocare una direttiva che proibiva di sovvenzionare, con fondi derivanti dalle tasse riscosse negli Stati Uniti, agenzie che praticano l’aborto in paesi esteri.



Come conciliare le due cose? Probabilmente alcuni fra i cristiani più giovani se lo aspettavano, dato che la campagna di Obama si era concentrata su questioni di giustizia sociale, come sconfiggere il razzismo, combattere la povertà e affrontare problemi globali come l’Aids, e per loro questa agenda aveva priorità sull’aborto. Tuttavia, per altri questa nuova direttiva rappresenta un tradimento, perché durante la campagna elettorale Obama aveva promesso di ridurre il numero degli aborti, nel tentativo di ingraziarsi il voto di cattolici ed evangelici.



A questo punto è opportuno guardare a come il Partito Democratico si è rapportato con evangelici e cattolici e chiedersi se le decisioni di Obama sull’aborto lo renderanno vulnerabile in questi gruppi di elettori nelle elezioni del 2012.

Obama ha corteggiato il cosiddetto elettorato religioso con una determinazione senza precedenti, distinguendosi dal disagio di fronte alla fede del vecchio Partito Democratico. I Democratici persero le elezioni del 2000 e del 2004 in gran parte per la mancanza dell’appoggio dell’elettorato religioso. Nel 2000 George W. Bush conquistò il 68% del voto evangelico, contro il 30% per Al Gore, mentre Gore ottenne un leggero vantaggio fra i cattolici, con il 50% dei voti rispetto al 47% di Bush. Nel 2004, Bush ottenne il 78% del voto evangelico e fece progressi fra i cattolici vincendo con il 52% dei voti contro John Kerry.



Nel 2008, Obama ha ottenuto il 42% del voto evangelico; non la maggioranza quindi, ma certamente una percentuale ben più elevata di quella ottenuta dai suoi predecessori, conquistando anche il 56% del voto cattolico. Con la vittoria di Obama si vede quindi come i Democratici abbiano imparato a parlare di fede senza alienarsi il supporto della base elettorale laica (l’appoggio al candidato Democratico da parte di quanti si autodefiniscono atei e agnostici ha raggiunto il 76%, con un aumento del 12% rispetto al 2004).

I riferimenti a Dio sono stati ben presenti nei discorsi di Obama durante la campagna elettorale e, con una mossa senza precedenti, il Partito Democratico ha organizzato comizi elettorali per vari gruppi religiosi, inclusi ebrei americani e musulmani. Sin dall’inizio i Democratici hanno messo in chiaro di non essere ostili alla religione, ma anzi di essere un partito trasformato, desideroso di conquistare le comunità di credenti. I candidati presidenziali Democratici hanno accettato senza indugio di partecipare a dibattiti nazionali su direttive politiche improntate alla fede, e il Partito Democratico è stato molto più disposto del Partito Repubblicano a includere temi religiosi nel congresso nazionale.

Tuttavia, se il Partito Democratico è riuscito a diminuire il distacco da Dio, specialmente con la generazione dei fedeli più giovani, non è riuscito invece a cambiare l’opinione di questi suoi nuovi amici sull’aborto. Secondo il sondaggio su Faith and American Politics (Fede e Politica Americana), sponsorizzato da Faith in Public Life (Fede nella Vita Pubblica), i giovani elettori evangelici sono inflessibili nella loro opposizione all’aborto, e il 75% ritiene che l’aborto dovrebbe essere abolito in tutte o quasi tutte le situazioni. Secondo l’Istituto Alan Guttmacher, anche la maggioranza dei cattolici si oppone all’aborto e il 63% ritiene che sia accettabile solo in caso di stupro, incesto o pericolo di vita per la madre.

Nel corso delle prossime settimane, Obama probabilmente abolirà molte altre direttive a favore della difesa della vita, come il divieto dell’uso di fondi federali per la ricerca su cellule staminali embrionali e il diritto all’obiezione di coscienza (che permette al personale medico di rifiutare di partecipare a procedimenti che non condividono, come l’aborto). Inoltre, nell’impegnarsi ad ampliare le iniziative di origine religiosa di Bush, Obama fece capire che avrebbe limitato la possibilità dei gruppi religiosi di assumere personale sulla base di considerazioni religiose, una decisione che svuoterebbe l’essenza stessa e l’efficacia di questi gruppi.

Queste direttive costituiranno una sfida per quei cattolici ed evangelici pro-life che hanno appoggiato Obama, e ci si chiede se questi gruppi continueranno ad appoggiarlo.

Se i Repubblicani sperano di ricreare la divisione religiosa nel 2012, dovranno concentrarsi maggiormente sui punti che hanno attratto una nuova generazione di giovani cattolici ed evangelici. Non è più sufficiente opporsi alla sentenza Roe versus Wade ( NdR. Decisione della Corte Suprema che liberalizzò l’aborto): il Partito Repubblicano (GOP “Good Old Party”) deve rimanere saldo nelle sue posizioni sull’aborto e sul matrimonio, ma deve anche partecipare attivamente al dibattito su altre questioni.

Il Partito Repubblicano deve fornire specifiche soluzioni, basate sul libero mercato, ai problemi relativi all’ambiente e alla sanità che l’America deve affrontare. Deve offrire serie iniziative, basate su principi conservatori, per combattere la povertà, deve esigere che l’Africa diventi il punto focale di iniziative di assistenza, e deve porre come prioritaria la cessazione degli abusi dei diritti umani, come il traffico di esseri umani. In breve i Repubblicani non possono più dare per scontato l’appoggio delle comunità religiose concentrandosi solo su due o tre “questioni morali”.

Obama ha dimostrato non solo di avere la capacità di corteggiare l’elettorato che vota in base a valori morali, ma anche di voler continuare a farlo nel corso del suo mandato, come dimostra l’inclusione del Pastore Rick Warren nella cerimonia del suo insediamento. Tuttavia, fino a quando i giovani cristiani si opporranno all’aborto, i Repubblicani saranno in vantaggio su un punto di grande importanza. La capacità del Partito Repubblicano di affiancare all’aborto altri temi di importanza generale deciderà il destino futuro dei due partiti.