«Il re è nudo» è una frase adatta per descrivere il comportamento di Chávez durante le ultime settimane. Se qualcuno aveva dubbi sulle caratteristiche del regime li avrà ormai risolti, a meno che non si tratti di un fanatico.
Chávez ha tolto i poteri attribuiti dalle leggi ai governatori e ai sindaci eletti dall’opposizione, trasferendole al potere centrale. Lo ha fatto subito dopo il voto, prima che entrassero in carica, come avvertimento per quel che avverrà.
Un caso emblematico è quello della città metropolitana di Caracas. La città ha quattro prefetture municipali, tre delle quali vinte dai candidati dell’opposizione. Il sindaco metropolitano, Antonio Ledezma, come dettato da una legge, ha convocato i quattro prefetti per coordinare e pianificare il lavoro.
Quello chavista, eletto nel municipio Libertador, non ha voluto partecipare e ha annunciato il suo piano di governo autonomo, Chávez lo ha appoggiato e ha dichiarato che sarà costui a ricevere le risorse necessarie per una migliore amministrazione della città.
Il palazzo municipale, sede del Municipio metropolitano, è stato occupato da una folla di rojo rojitos (sostenitori di Chávez) appoggiata dalla polizia. Gli occupanti si sono appropriati di beni e archivi causando danni a dipinti di valore storico. Ledezma ha dovuto lavorare da un improvvisato ufficio, dato che ancora gli è impedito di entrare nella sede del Municipio.
La strategia del Governo è di non lavorare con i governi locali dove ha vinto l’opposizione. Caracas è rimasta senza direzione per il futuro, senza un piano per azioni comuni o piani congiunti per affrontare i suoi grandi problemi. Ora che l’alternativa democratica ha il governo metropolitano nelle proprie mani e cerca di compiere le funzioni coordinatrici assegnatele dalla legge, con il sindaco Ledezma che si mostra disposto a lavorare insieme al Governo centrale, la parte schierata con il Governo non solo non vuole partecipare, ma sabota apertamente la gestione del Municipio metropolitano, anche con la violenza, il sequestro di funzionari, l’invasione degli uffici e la distruzione di beni pubblici da parte di brigate dalle camicie rosse.
Il regime continua a non ascoltare i cinque milioni di cittadini che si oppongono sistematicamente al progetto di Chávez e i tre milioni che si astengono. Vuol dire rifiutarsi di trattare con il 60% della popolazione, il che é irresponsabile e criminale, perché chi paga il prezzo del settarismo sono i cittadini, compresi i seguaci di Chávez. I grandi problemi urbani non possono essere risolti da un municipio in particolare, ma dalla città nel suo insieme. Dare risorse importanti al municipio governato da chi è nella linea “ufficiale” e negarle agli altri è un atto di settarismo e incostituzionale che in ogni paese democratico sarebbe sanzionato.
La risposta del regime è liquidare rapidamente i poteri dei governatori e dei sindaci. Ha ordinato all’Assemblea Nazionale di approvare una legge, secondo la quale nessuna istanza di un governo regionale o locale può disconoscere il piano socialista. Il Presidente ha la facoltà di dividere il territorio nazionale in regioni e di designare i funzionari che in ciascuna regione eserciteranno le funzioni di governo.
Portavoci ufficiali hanno informato che i nuovi vicere saranno ufficiali delle Forze Armate e che Chávez li può eventualmente designare vicepresidenti. In questo modo il paese sarà governato da Chávez e da un militare che lui sceglierà per ogni regione.
Chávez è stato qualificato come un governante autocrate e autoritario. È una classificazione adeguata, veritiera, ma il Chávez delle ultime settimane dà l’impressione di essere spaventato e di nascondere i suoi timori attraverso una retorica incendiaria, minacciosa, anche con misure assurde, molte delle quali non potranno essere realizzate. È la vecchia storia di quello che si mette a fischiettare quando di notte passa davanti a un cimitero.
(Associazione Democracia y Desarrollo)