Andando in giro per l’Uganda negli ultimi anni, era molto difficile non notare lungo le strade la pubblicità sponsorizzata dal governo. In una vi era una foto con un uomo sorridente, sui sessant’anni, con lo slogan: «Dì di no ai vecchi e ricchi amanti». In un altro manifesto vi era invece la foto di un uomo leggermente più giovane e la scritta: «Vorresti che quest’uomo andasse a letto con tua figlia? E allora perché tu ci vai con la sua?». Questi manifesti facevano parte della lunga campagna di successo dell’Uganda contro l’AIDS ed erano diretti a creare una barriera sessuale fra le generazioni.
Negli anni 1980, l’Uganda era l’epicentro della catastrofe africana dell’AIDS, ma è riuscita a invertire la diffusione della malattia puntando sul cambiamento culturale: astinenza, fedeltà e educazione sull’uso del preservativo. In Europa e America, tuttavia, ogni volta che si citano AIDS e Africa scatta il presupposto che i preservativi siano, fuor di ogni dubbio, l’unica soluzione.
Il Papa non era ancora sceso dall’aereo in Camerun, che i media occidentali avevano già incominciato a pompare la loro propaganda di parte, dicendo che il Papa aveva detto che il problema del’AIDS non poteva essere risolto dai preservativi, «che anzi aggravano i problemi».
Come al solito, si asseriva che la lotta contro l’AIDS in Africa era solo questione di preservativi e che la Chiesa cattolica trattava questo problema con un pericoloso oscurantismo. I portavoce dei governi europei affermavano che l’uso del preservativo era l’elemento vitale nella lotta contro l’AIDS e ci veniva detto che «perfino» alcuni preti e suore impegnate contro l’AIDS pensavano che il Papa avesse torto.
Ma per ognuna di queste voci, c’erano centinaia di preti, suore e altri impegnati contro l’AIDS per i quali l’ossessione occidentale per i preservativi portava fuori strada. Quello che funziona è l’agire per cambiare i comportamenti sessuali e la Chiesa cattolica è da lungo al primo posto nel promuovere queste iniziative.
Al centro del «dai addosso al Papa» c’è una grande assurdità. L’AIDS è stato diffuso in Africa soprattutto dai camionisti che frequentavano le prostitute lungo le arterie stradali che attraversano il continente. Il Papa, oltre ai preservativi, è contrario anche alla prostituzione e al sesso al di fuori del matrimonio, eppure si argomenta che chi ha diffuso l’AIDS con il suo comportamento promiscuo, utilizzerebbe il preservativo se solo il Papa glielo dicesse. Ma il Papa Benedetto non è né un legislatore, né un politico. Egli ha solo il potere di proclamare la verità come l’ha ricevuta, lasciando ad ognuno la libertà di decidere per se stesso.
Che piaccia o meno al libertario Occidente, vi sono molte prove che dimostrano che in Africa l’enfasi sulla monogamia e la continenza sessuale può vincere l’AIDS. L’Uganda già molti anni fa aveva identificato il problema come culturale e il governo aveva varato il programma ABC (astinenza, fedeltà e uso di preservativi), dove però i preservativi non costituivano una parte predominante, soprattutto perché il presidente Yoweri Museveni pensava rappresentassero una falsa speranza senza un cambiamento nelle abitudini sessuali. Sotto la spinta degli occidentali, qualche tempo dopo il Ministero della sanità cominciò a distribuire circa 80 milioni di preservativi gratuiti all’anno, quantità che ora si è di molto ridotta, dopo la scoperta di forniture difettose.
In 25 anni, la partecipazione su larga base e i programmi educativi hanno contribuito a uno spettacoloso declino nel numero delle persone che contraggono HIV e AIDS. La fedeltà ad un singolo partner è stato il principale messaggio delle prime campagne di prevenzione e la First Lady Janet Museveni è stata una decisa sostenitrice dell’astinenza ed è stata per questo ampiamente criticata dagli stessi che attaccano regolarmente il Papa.
Negli ultimi anni c’è stato un leggero arretramento nella situazione ugandese per quanto riguarda l’AIDS . I critici hanno immediatamente accusato le politiche sull’astinenza, ma la situazione non è così netta. Nonostante la propaganda occidentale cerchi di negarlo, vi sono prove che la disponibilità di preservativi possa aver diluito il messaggio iniziale, provocando un ritorno alle vecchie abitudini.
Teoricamente, si potrebbe anche pensare che i programmi di continenza sessuale e le strategie sul sesso sicuro possano essere complementari tra loro, ma in pratica i due approcci sono incompatibili. Una volta che si promuove l’uso del preservativo, allo stesso tempo si accetta che l’astinenza non è più una opzione convincente. E se si argomenta, come fa la Chiesa cattolica, che la promiscuità sessuale favorisce l’AIDS, diventa assurdo raccomandare misure che suggeriscono implicitamente una relativizzazione di questa posizione.
Si tratta di un tema complesso, che certamente non può essere ridotto a una semplice questione di preservativi. Ciò di cui ha bisogno il mondo è una profonda e sincera discussione e non una bigotta propaganda libertaria mascherata da reportage.