La Corea del Nord respinge al mittente «l’ingiusta azione» di condanna dell’Onu sul lancio del missile-satellite del 5 aprile e decide un pesante contrattacco. A poche ore dalla dichiarazione approvata all’unanimità dai 15 del Consiglio di Sicurezza, il regime comunista ha definito «inutili e non più necessari» i colloqui a 6 sul processo di abbandono dei programmi nucleari e ha annunciato l’intenzione di riaprire gli impianti di trattamento del plutonio e di riprendere i programmi atomici.
Giappone, Russia, Corea del Sud e Cina, le parti con Usa e Pyongyang coinvolte nei colloqui a 6, hanno espresso a vario titolo preoccupazione e l’auspicio perché prevalga la linea del confronto nel rispetto delle decisioni Palazzo di Vetro, nonché l’invito al regime nordcoreano perché torni sui suoi passi.
La dura presa di posizione di Pyongyang è contenuta in un comunicato del ministero degli Esteri, diffuso dall’agenzia di stampa del regime, la Kcna. Si sottolinea il carattere inusuale del Consiglio di Sicurezza che mai ha preso «iniziative sul lancio di satelliti» e che «viola arbitrariamente la sovranità della Repubblica popolare democratica di Corea e danneggia gravemente la dignità del popolo coreano».
In secondo luogo, «non vi è alcun bisogno di tenere i colloqui a 6», che si sono trasformati, rileva Pyongyang, «in una piattaforma per violare» la propria sovranità e «per cercare di costringere la Corea del Nord a disarmare se stessa». Infine, il regime assicura che intende «accrescere il suo deterrente nucleare per l’autodifesa in ogni modo», attraverso il ripristino «al loro stato originale degli impianti nucleari che erano stati disattivati (la struttura di Yongbyon, ndr) in base agli accordi dei colloqui a 6», rimettendoli in funzione e attivando il riprocessamento del combustibile esausto.
Immediate le reazioni delle parti coinvolte nei colloqui. La Russia ha espresso dispiacere invitando «la Corea del Nord a rispettare la risoluzione 1718 del Consiglio di Sicurezza e le condizioni della dichiarazione» dei 6 del 19 settembre 2005. Pertanto, ha rilevato il ministero degli Esteri, è opportuno «tornare al tavolo per denuclearizzare la penisola coreana e per trovare mezzi pacifici a garantire la sicurezza nell’Asia nordorientale».
La Cina, da parte sua, ha rilevato come i colloqui a 6 «siano stati utili nel promuovere la fiducia». Per il portavoce del ministero degli Esteri Jiang Yu, i partecipanti dovrebbero «mantenere la calma e continuare a parlare» per arrivare alla ripresa dei colloqui interrotti dall’anno scorso. Il Giappone ha chiesto di ripartire “subito” dal tavolo a 6. «La nostra linea – ha riferito il ministero degli Esteri – improntata al rispetto delle risoluzioni dell’Onu», mentre il capo di gabinetto, Takeo Kawamura, ha detto che l’esecutivo ha «fortemente» invitato la Corea del Nord a riprendere la via del disarmo nucleare.
Seul, infine, «reagirà in maniera calma» alle ultime sfide verso la comunità internazionale della Corea del Nord, pur rimarcando – come detto da un funzionario del ministero degli Esteri, la risposta «insolitamente dura» di Pyongyang, «più decisa del previsto».