Il nuovo arcivescovo cattolico di Hong Kong, John Tong Hon, nel giorno del suo insediamento, ha chiesto oggi che siano tutelati i diritti umani e che la Cina garantisca una maggiore libertà religiosa. Nominato dal papa al posto del battagliero cardinale Joseph Zen, andato in pensione dopo anni di impegno a difesa dei cattolici cinesi, il neoarcivescovo ha diffuso un messaggio misurato ma fermo nei confronti di Pechino.
«La attuale situazione in Cina a proposito dei diritti umani e della libertà religiosa – ha affermato – è lontana dall’ideale». Benedetto XVI ha posto tra i principali obiettivi del suo pontificato il miglioramento delle relazioni con la Cina. In assenza di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Pechino, Hong Kong ha svolto un importante ruolo di collegamento gi nel periodo in cui, come ex colonia britannica, ha goduto di ampi margini di autonomia. Riunificata alla Cina continentale, l’isola ha mantenuto la sua importanza per i cattolici cinesi e per il Vaticano.
Tong ha definito «non cattivo» il proprio legame con Pechino e ha detto che vorrebbe recarsi in Cina per «scambi costruttivi». Ha anche sottolineato che benché agli inizi della sua carriera lo abbiano definito un «prete di sinistra», non sarà un «sempliciotto» e sarà leale al Vaticano: «noi abbiamo i nostri principi», ha spiegato in tono gentile ai giornalisti il 69enne vescovo.
In Cina ci sono tra gli 8 e i 12 milioni di cattolici divisi tra chiesa ufficiale, controllata dal governo, e chiesa clandestina, fedele al papa. Lo scorso anno, durante un viaggio in occasione delle Olimpiadi, ha espresso a Pechino le proprie preoccupazioni per l’arresto di molti cattolici. Tong ha detto che non imiterà Zen partecipando a manifestazioni di piazza, ma ha chiesto di difendere i diritti fondamentali e il percorso di Hong Kong verso la democrazia. «Siamo nati liberi – ha detto – e i diritti umani ci sono dati da Dio. Non dovrebbero essere limitati da nessun governo».