Sfatare il mito del “non c’é due senza tre” è possibile: ne sono convinte le candidate in lista per le elezioni legislative in Kuwait che si ripresentano per la terza volta nonostante nelle precedenti tornate elettorali nessuna abbia ottenuto abbastanza preferenze per entrare in Parlamento.

Il 16 maggio i cittadini dell’Emirato petrolifero saranno chiamati alle urne per il rinnovo dell’Assemblea nazionale per la seconda volta in un anno, la terza in tre anni. Un ritmo elettorale che racconta l’annoso braccio di ferro tra governo e Parlamento e che, dicono le 19 aspiranti candidate e gli analisti politici, aiuterà le donne a conquistare alcuni dei 50 seggi dell’Assemblea.



Già nelle elezioni del 2006, debutto assoluto per elettrici e candidate, e ancora nel 2008, i numeri dell’elettorato, oltre il 55% donne, avrebbero dovuto favorire una venatura rosa in Parlamento. Tuttavia, il diffuso ostracismo sociale e culturale da una parte, la scarsa esperienza politica delle donne dall’altra, hanno scritto cronache di sconfitte femminili in entrambe le occasioni.



Diversa la situazione oggi. Ad una società frustrata dalla paralisi delle riforme e da una situazione economica in peggioramento per i continui, rissosi stalli politici, si affianca un’immagine delle donne-politico più definita. E degna di fiducia.

“Durante le precedenti elezioni mi sono dovuta battere per visitare i diwan (gli spazi dove si riuniscono gli uomini), dice Tikra Al Rashidi, – quest’anno ho ricevuto talmente tanti inviti da non aver potuto onorarli tutti.”

Che l’atmosfera sia molto cambiata, ed in meglio, èanche opinione di diversi analisti. Lo scarso rendimento delle precedenti legislature “raddoppierà le possibilità delle donne”, prevede Falah Al Mudairis, secondo il quale giocherà in loro favore anche l’insufficiente conoscenza dei diritti delle donne da parte dei parlamentari uomini.



“L’esperienza politica delle donne si è notevolmente ispessita”, dice Ahmad al Sharif che inoltre sostiene “l’incompletezza del processo democratico del Paese senza una rappresentanza femminile in Parlamento”.

La questione rosa, nelle sue varie sfaccettature, ha aperto la sua strada in campagna elettorale: hanno fatto appello ad una maggiore parità delle opportunità diversi candidati uomini, sono stati ricordati i diritti non ancora acquisiti in fatto di divorzio, ereditá e trasmissione delle cittadinanza per le kuwaitiane sposate con stranieri e si è discusso molto di “quote”. Una strada preferenziale al Parlamento non sempre, peró, apprezzata.

“Non dovremmo affrettarci nel trovare ulteriori modi per garantire l’ingresso delle donne in Parlamento”, obietta Kawthar Al Joana, direttrice dell’Istituito per lo sviluppo femminile, “perché – spiega – le donne hanno giá ottenuto pieni poteri politici, la Costituzione ha sancito l’uguaglianza tra i generi e le donne devono conquistarsi i seggi con tempo, pazienza e adattabilità”.

Quel tempo, forse, è già arrivato.