Nuovo attacco degli insorti contro i paracadutisti italiani in Afghanistan, anche questo senza conseguenze per i soldati della Folgore: stamattina alle 7.30 locali (alle 5 ore italiane) una pattuglia di paracadutisti è stata attaccata nella provincia di BadGhis, a nord di Herat, a due chilometri dalla base italiana di Bala Moaghab. «I militari italiani hanno immediatamente risposto al fuoco e non hanno registrato feriti, ma solo alcuni danni agli automezzi», ha riferito il maggiore Marco Amoriello, portavoce del contingente italiano ad Herat. «La pattuglia ha poi proseguito la regolare attività». Due dei tre mezzi corazzati leggeri hanno subito lievi danni. «I ragazzi hanno reagito molto bene, con grande professionalità», ha commentato Amoriello. In tre giorni, è il secondo episodio che vede protagonisti i paracadutisti della Folgore. Una conferma della trasformazione in atto nella mappa della violenza in Afghanistan.
Dalle roccaforti del sud, i talebani si stanno muovendo verso nord, puntando a Farah e a BadGhis, due delle quattro province della regione ovest dell’Afghanistan dove la missione internazionale Isaf, a guida Nato, è sotto la responsabilità dell’Italia e di conseguenza, è prevedibile nelle prossime settimane e nei prossimi mesi un aumento degli attacchi contro gli italiani. A stimarlo è il generale Rosario Castellano, capo del Comando della regione ovest, un’area ampia come quasi metà dell’Italia, che confina con l’Iran e il Turkmenistan. «Mi aspetto più combattimenti nei prossimi mesi. I nostri soldati devono già affrontare episodi di questo tipo ogni giorno», dice Castellano, durante un’intervista con alcuni giornalisti nella base italiana di Herat, dove dal 3 aprile sono arrivati i soldati della Folgore che hanno sostituito gli alpini.
«Sono molto preoccupato. Giugno, luglio e agosto sono statisticamente i mesi in cui assistiamo ad un aumento della violenza: finisce la stagione della raccolta del papavero e i talebani, che si finanziano con il traffico di oppio, hanno soldi da spendere per comprare gli attacchi suicida». «A rendere particolare e decisivo questo 2009 – prosegue Castellan – sono le elezioni presidenziali del 20 agosto: una tappa fondamentale nel processo di costruzione del nuovo Afghanistan, un momento storico che non può non provocare reazioni».