Il 4 maggio del 1979 Margaret Thatcher, vittoriosa leader conservatrice alle elezioni politiche, entrava nella residenza del premier britannico a Downing Street, dove sarebbe rimasta fino al 1990.
Un periodo in cui avrebbe preso un Paese depresso e arretrato rispetto al resto d’Europa come il Regno Unito, e lo avrebbe trasformato in senso liberista, creando grandi ricchezze e sviluppo economico, ma anche profonde disparità sociali.
Nata il 13 ottobre del 1925, oggi è una fragile signora anziana, malata, che si vede pochissimo in pubblico. Ma al culmine della sua vita politica, con i suoi modi bruschi al limite della rudezza che le valsero il soprannome di Lady di Ferro, Thatcher diede vita a una rivoluzione conservatrice che – in parallelo a quanto faceva Ronald Reagan negli Stati Uniti – svecchiò brutalmente lo stato sociale della società britannica, aprendola a un’economia ultraliberista e competitiva che anche i laburisti hanno difeso, almeno fino all’attuale recessione che ha riportato lo stato pesantemente nell’economia.
Una svolta, dicono i suoi sostenitori ancora oggi numerosi, che ha offerto più opportunità a tutti, oppure – affermano i suoi detrattori – una serie di scelte che hanno reso molto più marcati i fossati economici tra ricchi e poveri nel Regno Unito, con conseguenze anche sui valori sociali e solidaristici di cui molti oggi lamentano la fine in Gran Bretagna.
Per la sinistra, Margaret Thatcher rimane soprattutto il premier che negli anni Ottanta mirò alla distruzione – ed ebbe successo – dei sindacati, a partire dalle potenti organizzazioni dei minatori nel drammatico scontro del 1984-1985, privatizzando le miniere di carbone, cuore del processo energetico britannico.
Privatizzazione fu anche la parola d’ordine per le aziende pubbliche di vario tipo, mentre mano libera veniva data alle imprese, in particolare in termini di licenziamenti e assunzioni. Il risultato, accanto ad una super-flessibilità di tipo “americano” del mercato del lavoro, con pochi eguali in Europa occidentale, fu anche uno sviluppo tumultuoso dell’economia nazionale, che tornò a crescere dopo una lunga stagnazione. Singolarmente, per una conservatrice, vide l’inizio della fine con l’introduzione di una controversa tassa “sulla cittadinanza”, la poll tax, che suscitò una violenta opposizione e avviò il suo tramonto politico nel 1989.
In politica estera, Thatcher (che nel 1984 scampò a un attentato dell’Ira contro il suo hotel a Brighton) ebbe in Reagan il suo alleato di ferro: a parte le similitudini in politica economica, entrambi furono ferventi anticomunisti.
Nel 1982 la Lady di Ferro inviò la Royal Navy, la Marina militare britannica, contro l’Argentina che aveva invaso le isole Falkland-Malvinas. Grande amica del dittatore cileno Augusto Pinochet, nel 2001 suscitò non poche proteste quando criticò il suo arresto da parte della magistratura britannica, definendolo «un amico» e colui che aveva «riportato la democrazia in Cile».