È di questa mattina la notizia che riferisce della scomparsa di un airbus A330-200 della compagnia Air France partito da Rio de Janeiro e diretto verso la capitale francese dove era atteso per le ore 11.15. A bordo cinque nostri concittadini oltre ad altre 223 persone e all’equipaggio. Il volo AF 447 è misteriosamente sparito al controllo dei radar e delle radio verso le ore 8.00 di questa mattina. Abbiamo chiesto all’ingegnere aereonautico Gianluca Lapini di spiegarci quali cause possano aver portato a una simile situazione
Ingegner Lapini, il fatto che un aereo sparisca dai radar è sempre sinonimo di un’avvenuta sciagura?
Intanto bisogna capire cosa vuol dire “sparito” dal radar. Lo dico perché spesso si crede che i radar seguano ininterrottamente il percorso degli aerei, ma non è affatto così. Infatti la possibilità di seguirli dipende da dove si trovano gli aeroplani. Quando un velivolo sorvola l’Atlantico normalmente non viene visto con costanza dai radar, per la semplice ragione che non ne esistono di così potenti da essere in grado di monitorare l’intera superficie dell’oceano. Ci sono dunque certi tratti nei quali l’aereo può comunicare esclusivamente via radio con la terra.
C’è però un dato contrastante: da un lato infatti la BBC ci informa del fatto che l’A330-200 si trovava a circa 300 km a Nord Est dalla città brasiliana di Natal al momento della “sparizione”, il che, peraltro, lo avrebbe reso raggiungibile con molta probabilità dai traccianti radar, dall’altro ci dice che l’aereo avrebbe mandato l’ultimo messaggio automatico alle ore 2.14, ossia 4 ore dopo il suo decollo. Normalmente un aereo decollato da quattro ore si trova ben più distante da quanto indicatoci.
Comunque il fatto non tanto che sia sparito, ma che non abbia inviato altra comunicazione lascia pensare al peggio.
Come fanno i radar a distinguere un aereo da un altro velivolo?
Il radar ha registrata una traccia che corrisponde a un segnale chiamato “trasponder” il quale, sentendo gli impulsi che arrivano da terra, risponde con un codice di identificazione per ogni aereo. Ogni velivolo è distinto con un numero che compare sullo schermo dei radar delle torri di controllo adibite a seguire le varie rotte degli aerei.
Per altro sempre la BBC riporta che il nostro aereo in questione non è stato visto nemmeno dal radar delle isole di Capo Verde, punto obbligato nella rotta verso l’Europa. Questo è un segnale ancora più funesto.
Stando invece a quanto dichiarato da Air France (poi smentito) sembrerebbe che l’airbus sia stato colpito da un fulmine. Possibile che un aereo di linea sia così fragile?
Questa è una circostanza davvero difficile da giudicare. Nella casistica sono numerosissimi i casi di velivoli colpiti da un fulmine che non abbiano riportato il minimo danno. È anche vero che talvolta invece la cosa può purtroppo accadere e con conseguenze spesso pesanti. Stando a quanto si sa l’aereo di cui stiamo parlano avrebbe inviato un messaggio automatico cioè una specie di “reazione” prevista in caso di guasto. Questo messaggio riportava un corto circuito. Dopo una turbolenza, e in effetti pare che si trovasse in una zona turbolenta, potrebbe essere anche stato colpito da un fulmine. Di qui avrebbe avuto un completo “crash” di tutti i sistemi di controllo. Ripeto che simili incidenti sono rarissimi.
Altra cosa strana: un aereo decollato da quattro ore normalmente raggiunge un’altezza dove è davvero raro incontrare fenomeni atmosferici come tempeste o temporali. E se anche fosse gli aerei hanno tutto il tempo di norma per evitare il fenomeno in questione. Insomma mi sembra strano che un aereo di linea si vada a cacciare nell’occhio del ciclone.
Qualora fosse precipitato in mare, quante speranze ci sono che un airbus di quel tipo riesca a non disintegrarsi?
Se non ha perso pezzi, se non si è distrutto per altri motivi, qualsiasi aereo di quel tipo è in grado di planare per moltissimi chilometri. Da un’altezza di 10.000 metri avrebbe avuto 15-20 volte questa distanza avanti a sé prima di ammarare.
La manovra di ammaraggio è fra le più difficili che un pilota si possa trovare a operare, ma diciamo che in questi casi il tempo per prepararsi non gli manca, non è che un aereo con i motori guasti, ma integro, cada giù come un sasso.
Certo, il difficile è compiere un ammaraggio giusto, come quello famoso effettuato qualche mese fa negli Stati Uniti
Una volta ammarato il velivolo, quanto tempo hanno in media i passeggeri per evacuarne e salvarsi?
Se l’aereo galleggia i tempi prima che sprofondi nell’oceano sono abbastanza lunghi da garantire l’uscita di tutti i passeggeri e dell’equipaggio. Non è una cosa impossibile.
Quindi ha ancora senso attuare delle ricerche?
Quello senz’altro, anche se così su due piedi la vedo piuttosto grigia purtroppo.