Quest’oggi il popolo iraniano si è recato alle urne per decidere l’orientamento politico del paese nei prossimi quattro anni. Di fronte alle nuove sfide poste dalla globalizzazione e dalla rivoluzione informatica anche uno dei regimi più autoritari del mondo sembra scricchiolare. Con il 70% della popolazione sotto i trent’anni i giovani rappresentano un terzo dell’elettorato e costituiscono uno dei blocchi più importanti per vincere. La stragrande maggioranza di loro sogna la libertà e il progresso dei loro coetanei occidentali. Il voto è stata una sfida tra quattro candidati, il fondamentalista Ahmadinejad, il riformista moderato Moussavi, il progressista Karroubi e l’ultraconservatore Rezaie.



Ilsussidiario.net ha incontrato Ahmad Rafat, uno degli esponenti di maggior spicco del dissenso iraniano all’estero, oggi residente in Italia.

Prima di addentrarci nella politica iraniana ci può aiutare a capire la società iraniana?

L’Iran è un paese dove regnano le contraddizioni nel senso che esiste un governo che con difficoltà impedisce alla società civile di andare avanti. Ad ogni modo L’Iran non è l’Iraq al tempo di Saddam Hussein dove era vietato avere addirittura un fax. In Iran esistono più di cinquanta canali in lingua farsi. Il 40% della popolazione si può permettere un parabolica con cui può accedere alla visione di gran parte dei programmi americani ed europei. Saltuariamente canali, internet, facebook vengono oscurati soprattutto sotto il periodo elettorale ma allo stesso tempo questa sfida politica in Iran si è svolta utilizzando soprattutto Internet attraverso facebook, youtube e canali televisivi creati ad hoc via web. Dunque convivono elementi di grande progresso con una saltuaria situazione di repressione.



Qual è la situazione dei i diritti e della libertà delle persone?

Rispetto agli anni della rivoluzione khomeinista quando la repressione era davvero dura, oggi è molto più sottile. Per quanto riguarda la condizione delle donne oggi è molto migliorata. Le donne sono presenti in tutti i settori della società, anche in parlamento. A differenza dell’Arabia Saudita o dell’Afghanistan siamo uno dei pochi esempi nei paesi arabi dove le donne possono studiare e lavorare normalmente. Ahmadinejad ha tentato di ridurre la presenza femminile nell’amministrazione pubblica con alcune leggi ad hoc che però raramente sono state applicate. Direi che la condizione femminile oggi non è davvero un problema basti pensare al ruolo della moglie di Moussavi in campagna elettorale. Una first lady in Iran non si era mai vista.



Da dove proviene Moussavi, il candidato che sta sfidando l’attuale regime di Ahmadinejad?

 

Moussavi divenne ministro negli anni ottanta a furor di popolo durante la rivoluzione khomeinista. Costui non usa mai la parola riformista ma quella di legalità. Credo che Moussavi sarà un uomo in grado di riportare la legalità in Iran e dedito alle riforme economiche. Anche in politica estera Moussavi non dirà mai che bisogna cancellare Israele dalla mappa terrestre.

Perché la stragrande maggioranza dei giovani ha appoggiato Moussavi?

Io dialogo con gli studenti iraniani utilizzando internet tutti i giorni. I miei contatti sono quasi tutti consapevoli che Moussavi è il meno peggio. Il meno peggio perché anche ai tempi di Kathami si parlava di permettere alla gente di utilizzare il satellite. Dunque dopo dodici anni oggi la gente va di nuovo a votare perché non vengano toccate delle piccole libertà, come l’oscuramento dei canali sotto la campagna elettorale, e poter avere un minimo di respiro.

In caso di vittoria di Moussavi il programma atomico iraniano sarà abbandonato?

Chiunque vinca le elezioni il programma nucleare verrà portato avanti. Ahmadinejad, maestro di populismo, ha giustificato la costruzione della bomba davanti al suo elettorato con la scusa di contrastare Israele ma in realtà il progetto di costruire questo ordigno è iniziato quando dominava ancora lo scià per contrastare il Pakistan, unica potenza regionale. Personalmente sono contrario che l’Iran sviluppi un programma di energia nucleare, infatti questa Nazione non garantisce di non passare al nucleare per scopi militari e agirebbe nello stesso modo della corea del Nord. Questo argomento non è stato appositamente toccato da Moussavi in campagna elettorale perché anche lui è a favore di questo programma.

Chi ha votato Moussavi si oppone alla bomba atomica e vuole il nucleare solo a scopo civile?

Pur di non avere l’isolamento internazionale l’elettorato di Moussavi rinuncerebbe volentieri al programma nucleare iraniano e in questo senso queste persone sono più riformiste di Moussavi stesso.

Cosa intende Moussavi quando dice di voler per riportare l’Iran sui binari del Komeinismo?

Lo sciismo interpreta il passato alla luce del presente e questa è una fortuna. Sunna vuol dire tradizione. Scia aggiornamento, ecco perché cinema, tv, internet, tutta la modernità non viene rifiutata ma concepita come uno strumento. Cosa voglia dire poi khomeinismo a trent’anni dalla rivoluzione è tutto da interpretare, quel che è certo è che Moussavi non vuole rompere i legami con quella rivoluzione.

Quali sono le prime riforme che l’Iran dovrebbe affrontare nei prossimi quattro anni?

L’Iran deve innanzi tutto migliorare l’economia del paese incentivando gli investimenti stranieri, deve frenare l’inflazione e ridurre la disoccupazione. Iniziando dall’economia si potrà aprire alle riforme sociali e Moussavi appare molto preparato e volenteroso ad iniziare questo processo.

Si potrebbe andare verso la libertà religiosa con Moussavi Presidente?

Se per libertà religiosa s’intende la libertà di agire anche politicamente secondo i propri principi e fare proselitismo assolutamente no.

Cristianesimo, ebraismo e altre minoranze religiose a livello di fede privata invece non vengono perseguitate. Chiese e sinagoghe non sono mai state bruciate o demolite in Iran.

(Mattia Sorbi)