«Non credo che questo regime cadrà, però oggettivamente sarà indebolito. Un Iran debole cambia sicuramente qualcosa anche nella percezione che si ha all’esterno. Innanzitutto, dà sicuramente meno scuse a Israele. Poi soprattutto indebolisce quelle realtà mediorientali, Hezbollah e Hamas che facevano riferimento all’Iran. É un processo molto interessante, ma è ancora molto presto per dirlo».
Così Padre Pizzaballa, Custode francescano di Terra Santa, intervistato al Circolo della Stampa alla fine di un incontro sulla situazione dei cristiani in Palestina e Israele. Dalle interviste finora pubblicate su ilsussidiario.net, e in generale dai commentatori, emerge una propensione a pensare che l’attuale regime iraniano non cadrà per i moti di piazza, anche se nessuno azzarda previsioni data la complessità della situazione.
Molti commentatori, anche se non tutti, sono d’accordo con Padre Pizzaballa su un probabile indebolimento del regime e dell’immagine dell’Iran all’estero. Fatto questo particolarmente importante per la situazione in Medio Oriente, direttamente per i rapporti con Hezbollah e Hamas, ma indirettamente per il ruolo che gioca l’Iran come potenza regionale.
Interessante, sotto questo profilo, l’osservazione di Padre Pizzaballa su Israele. In questo momento l’Iran sembra il nemico principale di Israele, ma la eccessiva aggressività di Ahmadinejad permette al governo israeliano, in particolare alla destra, recente vincitrice delle elezioni, di assumere a sua volta atteggiamenti più rigidi. Inoltre, l’appoggio iraniano a Hamas, nonostante si tratti di un movimento sunnita e non sciita come Hezbollah, indebolisce l’Autorità palestinese, ormai divisa come ha sottolineato il Custode nel suo intervento sulla situazione in Terra Santa.
Dall’intervento di Padre Pizzaballa rimane confermata la crescita d’importanza del fattore religioso in Terra Santa, dove sia il movimento di liberazione palestinese, sia lo Stato d’Israele si stanno allontanando dalle impostazioni laiche che ne hanno contraddistinto le fasi iniziali. In questa luce vanno interpretati anche gli eventi iraniani, che paiono rimanere all’interno della rivoluzione khomeinista e comunque non possono prescindere dal fattore religioso, rendendo marginale ogni aspetto di laicità, almeno nel senso occidentale.
La direzione in cui evolveranno gli eventi iraniani e i riflessi conseguenti sugli equilibri della regione, così come già accaduto dopo la guerra in Iraq e la caduta di Saddam Hussein, avranno una ricaduta rilevante sulla presenza di cristiani e sul loro ruolo. Se la situazione dei cristiani in Iraq diventa sempre più critica, in Palestina il loro ruolo sta diminuendo d’importanza rispetto al passato, mentre in Israele è stato ed è quasi irrilevante. Questo non è un problema dei cristiani di lì, che rimangono un’inestimabile ricchezza per tutti, musulmani ed ebrei compresi, ma dei cristiani del resto del mondo, spesso così disattenti.