Lo scorso 2 luglio, il presidente Obama ha incontrato alla Casa Bianca i giornalisti che si occupano di questioni religiose per rispondere a una serie di domande in vista del suo incontro con Benedetto XVI di domani. All’incontro era presente un ampia gamma di testate cattoliche degli Stati Uniti e vi ha partecipato anche il vaticanista del Washington Post.



Sotto il profilo politico, questi giornali vanno dai progressisti ai conservatori (esclusi i tradizionalisti), dai familiari a quelli che si rivolgono alle élite culturali. Con un incontro a così vasto raggio, Obama ha posto le sue opzioni politiche all’interno del differenziato spettro di opinioni dei cattolici americani.



Il discorso di Obama alla Notre Dame University del maggio scorso e le reazioni critiche alla sua politica in tema di aborto da parte di vescovi e cattolici sembrano aver avuto un ruolo centrale nella discussione. Dan Connors, redattore di Catholic Digest, ha insinuato che Obama si sia infilato dentro una faida familiare tra cattolici. Joe Feuerherd, redattore capo del National Catholic Reporter, ha chiesto se Obama avrebbe ignorato i vescovi, molti dei quali hanno criticato fortemente il presidente nelle settimane precedenti il suo discorso a Notre Dame. Patricia Zapor di Catholic News Service ha posto il problema della obiezione di coscienza per gli operatori sanitari e Paul Baumann, redattore di Commonweal, ha affrontato il tema dell’aborto incoraggiando Obama a parlare ancora della ricerca di un terreno comune su questa spinosa questione. Padre Owen Kearns, del National Catholic Register, ha posto la questione delle dure affermazioni sulla Chiesa cattolica da parte di sostenitori del movimento gay all’interno della Amministrazione.



Nel rispondere alle domande sull’aborto e sui disaccordi culturali, il presidente Obama ha colpito con il suo tono irenico di ponderato dialogo e per un apprezzamento dell’ampiezza, del pluralismo e della gerarchia di valori nel cattolicesimo, che ha pochi riscontri in altri politici americani. Pur riconoscendo il disaccordo su istanze particolari come l’aborto o l’omosessualità, il suo invito è a collaborare su altri temi ampi quali la giustizia sociale.

Nel ricordare l’immagine di un “abito senza cuciture” usata dal Cardinale Bernardin di Chicago nell’affrontare questi temi, il presidente ha detto: «Questa parte della tradizione cattolica è qualcosa che continua a ispirarmi. Penso che nell’ultimo decennio o ventennio vi siano stati momenti in cui, invece, questa tradizione più olistica è sembrata venire sepolta sotto il dibattito sull’aborto». Come i suoi avversari pro-life, il presidente Obama vede il cattolicesimo principalmente come un sistema etico, una tradizioni di valori. Il punto è se questi valori sono sufficienti, se Cristo come esempio morale e maestro di moralità è sufficiente per i cattolici, per i cristiani.

Oltre le domande su vescovi, aborto, omosessualità e obiezione di coscienza, sono state poste anche un paio di questioni di politica internazionale. Padre Drew Christiansen, SJ, redattore capo di America Magazine, ha chiesto a Obama di sollevare il problema della povertà al G8 all’Aquila, e Elena Molinari, di Avvenire/Radio Vaticana, di parlare degli sforzi per raggiungere la pace in Medio Oriente.

Rispondendo a queste domande, Obama ha abilmente allineato la sua posizione a quella del Vaticano. Sulla questione della povertà, ha fatto presente che: «La Chiesa cattolica ha sempre rappresentato una potente bussola morale in materia di distribuzione della ricchezza e su come assicurare che le opportunità siano estese a tutti». Circa Israele ha detto: «Questo è un argomento che sono ansioso di discutere con il Santo Padre, poiché penso che le nostre posizioni siano in gran parte coincidenti con quelle della Santa Sede».