Un altro decisivo passo nella già sconvolgente bioetica inglese. La stragrande maggioranza degli abitanti dell’Isola si è espressa favorevolmente nei confronti di una modifica legislativa a favore del suicidio medicalmente assistito. È quanto emerge da uno spiazzante sondaggio pubblicato oggi sull’edizione del Times di Londra: circa tre quarti (74%) dei cittadini britannici vuole che i medici possano aiutare i malati terminali a procurarsi una morte rapida.



Il sostegno alla riforma è particolarmente consolidato fra la popolazione di età compresa fra i 55 e i 64 anni. Sei intervistati su dieci, del resto, vorrebbero che gli amici e i parenti potessero assistere gli amati a suicidarsi senza il rischio di essere incriminati. Finora i medici britannici si sono opposti fermamente a ogni cambiamento della legislazione in materia, con una percentuale di due su tre contrari alla riforma. Ma ieri è emerso un primo segnale di svolta nella comunità medica. Dopo tre mesi di consultazioni, infatti, il prestigioso Royal College of Nursing ha lasciato cadere la sua opposizione al suicidio assistito per adottare una posizione “neutrale”.



Gli allievi infermieri riceveranno d’ora in poi tutti gli insegnamenti necessari sui diversi modi con cui un paziente può affrontare la malattia terminale. L’indagine del Times è stata condotta dopo il caso, che ha suscitato parecchio clamore nel Regno, del direttore d’orchestra 85enne Sir Edward Downes e sua moglie Joan, entrambi gravemente malati, che hanno scelto di morire con il suicidio assistito in una clinica di Zurigo gestita dall’associazione Dignitas. I figli, che li hanno accompagnati nella struttura sanitaria, sono stati interrogati dalla polizia ma non dovrebbero essere perseguiti legalmente, come avviene per la maggior parte dei casi simili nel paese. In base all’attuale legislazione, nel Regno Unito è illegale aiutare o incoraggiare qualcuno a commettere suicidio, anche se nessuno è stato mai condannato per un simile reato. Lord Falconer of Thoroton, l’ex Lord Cancelliere, ha descritto la situazione attuale come una «terra di nessuno». Un chiarimento potrebbe venire la settimana prossima, quando la Camera dei Lord delibererà sul caso di Debbie Purdy, una malata di sclerosi multipla che ha chiesto la garanzia che il marito non venga incriminato se la accompagnerà a morire presso la clinica Dignitas. Per il sondaggio del Times, condotto dall’istituto di ricerche sociali Populus, il 13 percento degli inglesi è comunque a favore del diritto ad assistere il suicidio a prescindere dalle condizioni di salute della persona, mentre l’85% afferma che dovrebbe essere legale solo “in circostanze specifiche”.

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