La Corea del Nord esprime il suo rifiuto nei confronti dei negoziati a sei e propone «un altro approccio» per oltrepassare la crisi diplomatica. L’intenzione è quella di riuscire a disegnare un dialogo bilaterale con gli Stati Uniti. In occasione dell’anniversario dell’armistizio di Panmunjon (il 27 luglio 1953) che concludeva la terrificante guerra di Corea, un portavoce del ministero degli Esteri di Pyongyang, in una nota diffusa dall’agenzia ufficiale Kcna, ha boccia la proposta del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, sulla ripresa del dialogo che coinvolge le due Coree, Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone, e critica la posizione dei Paesi dell’Asean sullo stesso argomento, definendoli “ciechi” quando propongono di ritornare ai colloqui multilaterali. “Come parte in causa – ha riferito la Kcna -, sappiamo cosa si dovrebbe fare per risolvere il problema molto meglio di chiunque altro. C’é una forma specifica di dialogo capace di affrontare l’attuale situazione”.
La svolta del regime, che ha preparato «solenni festeggiamenti per celebrare e ricordare la grande vittoria del 1953», giunge all’indomani dei giudizi dell’ambasciatore nordcoreano alle Nazioni Unite, Sin Sun-ho, che ha suggerito il lancio di un canale diretto tra Pyongyang e Washington: «Noi – ha affermato nel corso di un’intervista – non siamo contro i negoziati su questioni di interesse comune».
Con il Giappone impegnato nella campagna elettorale in vista del 30 agosto, è la Corea del Sud, il vicino immediatamente più duro verso il regime comunista, a prendere posizione sulla nuova ipotesi. «Ci auguriamo che la Corea del Nord torni al tavolo a Sei al più presto», ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri di Seul, Moon Tae-young. «Noi – ha aggiunto – non siamo contrari al dialogo tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, purché nell’ambito di quello che il segretario di Stato Clinton ha spiegato durante la visita in Corea del Sud: sì ai colloqui, mantenendo una stretta concertazione con Seul». Per la Russia, vanno considerate un “segnale positivo” le posizioni nordcoreane: «È un segno della nota flessibilità da parte di Pyongyang», ha fatto sapere una fonte del ministero degli Esteri. «Si vorrebbe credere – ha rilevato – che si tratti di un segnale del fatto che cresce sempre più la consapevolezza della mancanza di alternative al negoziato». Insomma, un passo nella giusta direzione perché, «pur se confermata la validità del negoziato a Sei, sono possibili vari formati» per le trattative, compresa quella su base bilaterale.