Madonna ha vinto recentemente presso la Corte di appello del Malawi la causa per l’adozione di una bambina di tre anni, il secondo bambino da lei adottato in questo paese. Il padre della bambina, James Kambewa, ha contestato l’adozione e protestato perché, afferma, la sua povertà gli impedisce di ottenere giustizia. In un precedente giudizio, la Corte aveva respinto l’adozione per un problema burocratico di residenza di Madonna.



Anche la prima adozione è stata difficile per Madonna, sia per l’opposizione del padre del bambino, sia ancora per problemi di residenza, perché la legge prevede che la famiglia adottante risieda nel paese per almeno 18 mesi. Questa regola, nel caso di Madonna, è stata cancellata in entrambi i casi. Circa le sue intenzioni, Madonna ha fatto questa dichiarazione: «Dopo che ho saputo che vi sono più di un milione di orfani in Malawi, mi è venuto il desiderio di aprire la nostra casa e di aiutare uno di questi bambini a sfuggire a una vita di estrema durezza, povertà e in molti casi di morte, e al contempo di allargare la nostra famiglia». Madonna ha anche costituito un ente di assistenza per gli orfani del Malawi, cui ha contribuito con milioni di dollari.



Quello di Madonna è solo l’ultimo caso di genitori celebri che ricorrono alla adozione internazionale. Josephine Baker fu l’antesignana con la sua “tribù arcobaleno” negli anni Cinquanta e Mia Farrow adottò, tra l’80 e il’90, dieci bambini da paesi stranieri, di cui il primo fu un orfano di guerra del Vietnam. Recentemente, Meg Ryan ha adottato una bambina cinese e Mary-Louise Parker, attrice single, un bambino africano, mentre Ewan McGregor e sua moglie Eve una bambina di quattro anni dalla Mongolia. La più famosa coppia in questo ambito è rappresentata da Angelina Jolie e Brad Pitt, che hanno bambini provenienti dalla Cambogia, Etiopia e Vietnam.



Secondo Robin Givhan del Washington Post, queste adozioni di alto profilo possono far sembrare i bambini dei “souvenir esotici”, ma occorre dire a loro merito, che molte di queste star sono coinvolte in cause globali. Per esempio, Mia Farrow è stata una ambasciatrice dell’Unicef e più recentemente si è mossa a favore della pace nel Darfur; Angelina Jolie collabora con l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati e ha donato 3 milioni di dollari a questa organizzazione.

In un recente articolo su Foreign Policy, E.J. Graff mette in discussione il possibile aspetto di strumentalizzazione delle adozioni internazionali, in un momento in cui la richiesta per adozioni è in forte aumento negli Stati Uniti, con i genitori potenziali disposti a pagare fino a 35.000 dollari per bambino. Vi sono anche «prove che in molti paesi i bambini sono sistematicamente comprati o rubati alle loro famiglie di nascita», tanto che alcuni paesi hanno sospeso le adozioni, almeno temporaneamente. All’inizio, le adozioni internazionali rappresentavano una misura di emergenza per le zone di guerra, ma attualmente il fenomeno è trainato dalla “domanda”, a sentire Kelley McCreery Bunkers , già consulente dell’Unicef in Guatemala.

Nel 2007, operatori dell’agenzia di adozioni francese L’Arche de Zoé sono stati accusati di frode dopo aver tentato di prendere orfani dal Sudan per darli in adozione a famiglie europee, che avevano pagato migliaia di dollari in anticipo. I bambini erano prevalentemente originari del Ciad, non erano in una situazione di bisogno immediato e avevano dei parenti. Il Ciad e il Darfur non consentono adozioni, in quanto i bambini sono per tradizione accolti in casa di parenti dopo la morte dei genitori.

L’associazione SOS Children’s Villages del Canada ha rilasciato una dichiarazione dello stesso tenore sulla pendente adozione da parte di Madonna: «Siamo convinti che il posto migliore per i 145 milioni di orfani che vi sono nel mondo sia presso famiglie del loro paese. L’ideale è che siano allevati dalla loro famiglia allargata all’interno del loro contesto culturale. Quando questo sia impossibile, organizzazioni come la nostra cercano di procurare loro un ambiente famigliare culturalmente adeguato. L’obiettivo di SOS Children’s Villages è in primo luogo di evitare che i bambini diventino orfani o vengano abbandonati. I genitori che devono affrontare crisi e povertà spesso non hanno le risorse e le capacità per curare i propri figli e il nostro programma di aiuto alle famiglie cerca proprio di potenziare le loro possibilità».

Meno conosciuto è il fatto che il regista Steven Spielberg e sua moglie hanno adottato due ragazzi afroamericani di qui e sono impegnati nello sforzo di trovare famiglie per le decine di migliaia di bambini assistiti dagli orfanotrofi di Los Angeles. Mezzo milione di bambini è attualmente affidato all’assistenza, il 20% in attesa di essere adottato, e con un terzo di neri.

La situazione di questi bambini è molto difficile, anche perché molti vengono maltrattati e non assistiti adeguatamente, nonostante le sovvenzioni dello Stato e, di solito, ci vogliono da tre a cinque anni prima che un bambino venga accolto stabilmente da una famiglia. Tra un terzo e la metà di quelli che escono all’età di 18 anni da questi enti di assistenza finisce per strada nel giro di due anni. Inoltre, si sta diffondendo la preoccupazione che le adozioni siano spinte più dal desiderio di coppie benestanti di formare la propria famiglia, e non innanzitutto dal bisogno dei bambini orfani o abbandonati di avere una famiglia cui appartenere.