Oggi ricorre l’ottavo anniversario della tragedia dell’11 settembre. Quel giorno, per un periodo di novanta minuti, gli Stati Uniti furono sotto attacco, dalle 8,45 fino alle 10,10, quando tre aeroplani dirottati da terroristi si schiantarono contro il World Trade Center e il Pentagono. Un quarto aereo fu fatto cadere dall’eroico intervento dell’equipaggio e dei passeggeri prima che raggiungesse il bersaglio, che si pensa fosse il Campidoglio o la Casa Bianca. Quasi 3000 persone morirono nella tragedia. L’ultima aggressione sul suolo americano risale al 1941, quando i giapponesi attaccarono Pearl Harbor e morirono 2402 persone, facendo entrare gli Stati Uniti in una guerra che durò quattro anni.



Dopo gli attacchi, il presidente George W. Bush da un altoparlante a Ground Zero dichiarò: «Il mondo vi ascolta e chi ha distrutto questi edifici sentirà presto tutti noi». Otto anni dopo, con un altro presidente alla guida, rimane ancora molta incertezza sui responsabili di quella giornata e sulla sicurezza nazionale.
Il presidente Obama ha detto che «ogni anno in questo giorno siamo tutti newyorchesi» e ha dichiarato questo giorno Giornata Nazionale del Servizio e della Memoria, per ricordare la solidarietà che si manifestò in quei tragici giorni e per «sostenere quegli ideali che i nostri nemici erano, e sono, così ansiosi di distruggere». Il presidente ha mantenuto lo stato di emergenza proclamato dal suo predecessore dopo gli attacchi dell’11 settembre, ma il segretario alla Difesa, Robert Gates, ha riconosciuto «una certa stanchezza degli americani nei confronti della guerra». L’attenzione si è spostata da un nemico senza volto penetrato nei nostri confini alla solidarietà interna nel mezzo di una profonda recessione.
Questo anniversario è anche segnato da un qualche scetticismo e perfino da teorie complottiste sugli attacchi. Recentemente, l’attore Charlie Sheen ha chiesto un incontro con Obama, affermando che la precedente amministrazione è dietro questi attacchi «come pretesto per un sistematico smantellamento della nostra Costituzione e Carta dei Diritti». Potrebbe sembrare un fatto anomalo, se non fosse per le 30mila firme raccolte dalla “Coalizione di New York City per un Rendiconto Subito” (NYC CAN) che chiede un referendum il prossimo novembre diretto a riaprire le indagini sugli attacchi dell’11 settembre. Anche Van Jones, il consigliere di Obama per l’ambiente dimessosi di recente, aveva firmato una petizione in tal senso dei cosiddetti “Truther”, ora però sconfessata.
I Cavalieri di Colombo hanno dichiarato l’11 settembre Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace. Carl A. Anderson, il loro Cavaliere Supremo, ha detto: «la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace vuole portare al mondo il messaggio di pace e riconciliazione della Chiesa, così che la religione sia sempre causa di mutuo rispetto e armonia e mai di violenza e di odio». Anche il Papa, nella sua preghiera a Ground Zero nel 2008 ha richiamato alla conversione, prerequisito della pace: «Dio della pace, porta la Tua pace al nostro mondo violento: pace nei cuori di tutti gli uomini e di tutte le donne e pace tra le nazioni della terra. Volgi verso il Tuo cammino di amore coloro che hanno il cuore e la mente consumati dall’odio».

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