«Ipotizzare ora l’uscita dall’Afghanistan può essere inteso come debolezza e portare nuove violenze contro i nostri soldati», dice La Russa. Il ministro della Difesa, in una conferenza stampa, ha aggiunto che «sarebbe un errore anche solo discutere di un rientro» dei militari italiani dal Paese «in una data certa». Su questo, ha sottolineato, «non ci sono opinioni diverse. Lo stesso Bossi ed i ministri leghisti hanno ribadito che non e’ ipotizzabile da parte italiana una decisione unilaterale».



Al ministro risponde il collega Roberto Calderoli: «Fermo restando che le situazioni critiche vanno affrontate in accordo con la comunità internazionale, io in Cdm ho chiesto di fare una valutazione sulla presenza italiana nelle altre missioni internazionali. E cioè: ha senso che stiamo ancora in Libano oppure nel Kosovo?».



Un altro esponente della Lega, Stefano Stefani, presidente della Commissione Esteri della Camera, spiega che «l’exit strategy deve essere una soluzione graduale alla situazione in Afghanistan. Portare a casa i ragazzi è la nostra speranza».

Da più parti, peraltro, si insiste sull’uscita per le forze italiane. Di Pietro chiede una «seria riflessione su quanto è accaduto» e sostiene che «bisogna programmare una exit strategy». A sostegno di un ritiro delle truppe si esprimono anche Pdci e Prc, secondo i quali la presenza dei militari rafforza i talebani.

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