La protesta in Iran è tornata a invadere le strade e le piazze. La città era gremita e le manifestazioni pro-Mussavi si sono fuse (e scontrate) con quelle organizzate dal governo in occasione dell’annuale giornata dell’odio contro gli Usa e Israele. A distanza di due mesi dalle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso, quindi, Teheran è ancora teatro di scontri tra manifestanti dell’Onda verde riformista e i sostenitori del riconfermato (seppure tra accese polemiche) Ahmadinejad.



Sfidando i moniti dell’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema del Paese, decine di migliaia di manifestanti si sono radunati in occasione della ‘Giornata di Qods’, la ricorrenza in cui, nell’ultimo venerdì del mese di Ramadan il regime iraniano organizza manifestazioni a sostegno dei palestinesi e contro Israele. I violenti scontri – avvenuti a Teheran e in altre città del paese – secondo quanto riferito dal sito filo-riformista on line “Parlemennews.ir” hanno coinvolto anche l’ex presidente riformatore iraniano Mohammed Khatami, rimasto ferito a seguito dell’aggressione da parte di oltranzisti del regime durante la manifestazione: privatolo del turbante di religioso sciita, i sostenitori di Ahmadinejad, stando a quanto riportato, avevano intenzione di picchiarlo.



I Basij hanno poi attaccato l’auto di Hossein Moussavi, capo dell’Onda verde ed ex premier, che è stato costretto ad allontanarsi dalla manifestazione che scandiva slogan in suo favore. Secondo alcune fonti non ufficiali, il leader dell’opposizione sarebbe ora agli arresti domiciliari.

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