Dopo lo scoppio dell’autobomba in cui sono morti i sei parà, i 4 feriti usciti dal secondo Lince hanno udito spari arrivare da un’altura. Si sono messi al riparo e solo quando la situazione era tranquilla hanno a loro volta sparato colpi in aria per scongiurare atti di sciacallaggio sui corpi dei compagni. Lo racconta uno dei soldati feriti alla polizia giudiziaria a Kabul.



Acquisito il racconto, i magistrati romani intendono anche accertare cosa abbia provocato la morte dei civili afghani. Da questa i Talebani hanno preso le distanze. Analogo accertamento sarà eseguito anche sulla tipologia delle ferite riportate da altri civili.

Un testimone ha riferito nei giorni scorsi che le forze dell’Isaf hanno sparato, dopo l’esplosione solo per costringere la gente ad andarsene. Utile all’inchiesta sarà un video, girato con il cellulare da un militare ferito, subito dopo l’attacco. Il filmato, ora in Afghanistan nelle mani della polizia giudiziaria italiana, sarà acquisito dai magistrati romani che indagano sulla vicenda.



I titolari dell’inchiesta sono orientati a far rientrare in Italia i due mezzi blindati Lince coinvolti nell’attacco per fare accertamenti balistici, anche se di uno dei due rimane ben poco. Lo scoppio dell’autobomba ha aperto un cratere profondo 70 cm e largo 2 metri per 3. Circa 150 i chili di esplosivo collocati sulla Toyota utilizzata da un kamikaze.

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