Maria sembrava non comprendere quello che le veniva detto. La sua bambina di nove mesi era in uno stato di denutrizione grave. Vivevano in una casa senza finestre sotto il livello della strada. Il pavimento era di terra e c’era un odore terribile. Con loro anche un altro figlio di 4 anni così sporco che non si capiva il colore della sua pelle. Un caso difficile segnalato al Cren da un operatore sanitario della municipalità di San Paolo, in Brasile. “Il contatto iniziale è stato molto difficile – ricordano al Cren – ma a poco a poco le cose sono cambiate. Ci siamo conosciuti. La mamma ha avuto fiducia in noi ed ora i bambini vanno a scuola e arrivano al Centro puliti”.
Dopo un’attività caritativa svolta nelle favelas da medici e nutrizionisti dell’Università Federale di San Paolo, nel ‘94 gli stessi fondano il CREN, il Centro di recupero nutrizionale di San Paolo che collabora con il governo al programma “Fame zero” e con la Fondazione AVSI contro la denutrizione infantile nelle aree urbane informali. Un luogo stabile nato con il contributo di un progetto di AVSI promosso dal Ministero degli Esteri Italiano. Attraverso il sostegno a distanza sottoscritto da famiglie italiane, il Cren si prende cura di oltre 5.000 casi all’anno. I suoi obiettivi sono precisi: promuovere la ripresa della crescita dei bambini, recuperare lo stato nutrizionale, sviluppare metodi di trattamento e cure, qualificare risorse umane e realizzare indagini e diffondere saperi.
A partire dall’esperienza reale che la denutrizione, oltre a danneggiare definitivamente le capacità intellettive e fisiche dei bambini, genera violenza, disagio sociale e povertà è stata sviluppata una metodologia precisa per la cura della denutrizione. Per questo il Cren opera in 3 direzioni: day hospital per i livelli di denutrizione moderata, grave e forte; assistenza domiciliare alle famiglie in comunità e un lavoro intenso di educazione e sensibilizzazione con i genitori e le famiglie. Attualmente il Cren ha due unità di assistenza e cura a San Paolo, uno è nella favela di Mirandòpolis e l’altro a Vila Jacuì, insieme si prendono cura di oltre 2.500 bambini e adolescenti dai 0 ai 19 anni.
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Durante il trattamento sanitario del bambino, gli adulti vengono coinvolti in un programma articolato che prevede azioni educative sull’alimentazione e azioni dirette a ridurre l’esclusione sociale delle famiglie. Spesso, infatti, le situazioni famigliari comprendono disoccupazione, difficoltà di relazioni umane, disturbi comportamentali, violenze. “Risolvere una situazione di denutrizione senza affrontare anche il quadro complessivo delle difficoltà famigliari – spiega Gisela Solymos, direttrice del Cren – significa solo ritardare il riemergere del problema o spostarlo su altre manifestazioni di trascuratezza del bambino o di disagio.”
Il metodo con cui AVSI lavora parte sempre dall’incontro con una persona e con le sue necessità e non da un’idea astratta. Per questo motivo il punto di partenza può essere quello di un’azione educativa per le mamme dei bambini denutriti, piuttosto che quello di un centro medico con cure specifiche contro la denutrizione o di un’azione a sostegno della coltivazione di campi e produzione agricola. Tutto si genera a seconda della realtà incontrata e del rapporto che si è creato con le persone che, insieme, si mettono in gioco in un cammino di sviluppo.
Negli ultimi anni, in partnership con il Banco Nazionale di Sviluppo (BNDS) è stato avviato anche il programma “Vencendo a Desnutriçao” (Vincendo la denutrizione).
Il Cren per AVSI è diventato il Centro di competenza di riferimento sulla denutrizione infantile per altre situazioni: Haiti, Perù, Messico e Mozambico. Un modello di eccellenza che fa scuola nel mondo.
PER INFO: http://www.avsi.org/Dinamico/main/PubblicazioniDettaglio.asp?ID=244