Ormai è un’evidenza: l’epidemia di colera dilaga in città e altrove. Ci sono casi accertati a Petit Goave (15 ospedalizzati), a ovest della capitale, e anche a Les Cayes (5 casi ospedalizzati), dove portiamo avanti principalmente attività di sviluppo rurale. Il sud era l’unico baluardo importante di non contagio.



Attualmente i numeri ufficiali si attestano su circa 8.000 contagiati e oltre 500 morti, ufficiali. I documenti pubblici parlano anche di under-reporting pari al 400%, ciò porterebbe secondo le loro stime il numero di contagiati a oltre 50.000 (speriamo non sia così).

La cosa che ci riguarda più da vicino è il focolaio di epidemia di Warf Jeremie, uno dei quartieri di Cité Soleil della capitale Port-au-Prince, dove sosteniamo le attività dell’amica Suor Marcella. Siamo tutti stupiti dall’escalation del contagio. Da una persona sospetta, a un morto accertato, in poche ore si è arrivati a 4 morti (ieri), 2 oggi e decine e decine di contagiati trattati nella clinica di Marcella.



La situazione stamattina all’apertura è apparsa subito grave ed è peggiorata con il passare delle ore. Su richiesta di aiuto di suor Marcella, abbiamo distaccato da lei per il pomeriggio Cristina, la nostra infermiera, che se l’è cavata benissimo ed è stata di grande aiuto. Sempre su richiesta di suor Marcella e grazie all’impegno di Marianna, la nostra cooperante che segue un programma nutrizionale, abbiamo consegnato alla loro clinica materiali di uso comune, e per l’igiene.

Domani ci occuperemo dell’acqua potabile per la comunita di Warf Jeremie, dove è necessario migliorare la disponibilità, qualità e quantità.



E tra poco ci sarà il problema anche dei cadaveri. I parenti, che temono il contagio, abbandonano i corpi alla clinica e poi lì non si sa che farne. Dovrebbero occuparsene msf-belgique.

L’équipe di Avsi sta supportando ora suor Marcella con i materiali a disposizione, poi vedremo. Intanto siamo anche impegnati con attività su acqua e sensibilizzazione, soprattutto per l’igiene, negli altri campi sfollati dove già lavoriamo nel quartiere di Cité Soleil. Speriamo però che il contagio non si estenda, perché non abbiamo mezzi a sufficienza.

Ad oggi, la situazione appare in tutta la sua drammaticità. Tra il weekend dei morti, le visite a parenti e conoscenti, le funzioni pubbliche e il ciclone con le inondazioni, il contagio si è esteso. La città e la cooperazione internazionale stamattina erano in preda al panico.
Non dimenticatevi di noi. Non dimenticatevi di Haiti.