Una risoluzione Onu per difendere i cristiani perseguitati in Iraq, presentata dal governo italiano con il sostegno di tutti i Paesi europei. E’ una delle iniziative del ministero degli Esteri in difesa delle minoranze religiose nel mondo, annunciate in anteprima da Franco Frattini nel corso di un’intervista esclusiva a Ilsussidiario.net.



Tra i risultati ottenuti dal nostro esecutivo, anche il fatto che Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte in Pakistan, non sarà più giustiziata in quanto il governo di Islamabad si è impegnato a rivedere tutti gli atti dell’inchiesta che la riguarda. Già nel weekend inoltre sono arrivati negli ospedali italiani 26 irakeni gravemente feriti nel recente attentato alla cattedrale di Bagdad. Sulla sua pagina di Facebook, venerdì Frattini ha scritto: «Li accogliamo certo per rinvigorirli nel fisico ma anche per rasserenarli nello spirito e per dare loro la certezza che l’Italia e gli Italiani – che non li hanno abbandonati in un momento molto difficile – non abbandoneranno i Cristiani in Iraq».



Ministro Frattini, da dove nasce il suo impegno per i cristiani in Iraq?

E’ un impegno che ho preso perché ritengo moralmente doveroso per una autorità di governo dedicarsi alla difesa di un diritto assolutamente fondamentale qual è la libertà di religione, di tutte le religioni, ma in particolare della mia, cioè quella cristiana. Per non parlare del fatto che i 26 cristiani feriti in Iraq sono persone perseguitate. Ma l’impegno del governo italiano in favore delle minoranze religiose è attivo in ogni parte del mondo: giovedì in particolare sono stato in Pakistan. Quello che sto facendo è alzare un vessillo di libertà per la difesa di queste minoranze.
 



Che cosa intende fare in concreto nelle sedi di Ue e Onu?

In ambito europeo il governo italiano ha già ottenuto un impegno dell’Ue a promuovere la libertà religiosa e a contrastare le discriminazioni. In ogni ambasciata dell’Unione europea nel mondo sarà inviato un vero e proprio vademecum di comportamento per il corpo diplomatico, in modo che sia tutta l’Europa ad alzare la voce quando i diritti dei cristiani saranno discriminati o sacrificati in qualsiasi modo. E poi in ambito internazionale stiamo preparando un’importante risoluzione in favore della libertà religiosa da presentare all’Assemblea generale delle Nazioni unite.

Di chi è l’iniziativa di questa risoluzione?

 

La risoluzione è presentata dall’Italia con il supporto di tutti i Paesi dell’Unione europea. E’ una grande massa d’urto, che spero si arricchirà dell’appoggio di altri Paesi non europei, da cui ho già raccolto delle manifestazioni di grande interesse.

Quali saranno i contenuti del documento presentato all’Onu?

 

I contenuti saranno ovviamente l’assoluta inviolabilità del diritto a professare la propria religione e l’assoluta inviolabilità del diritto a esprimere il proprio credo, non solamente in privato ma anche con gesti pubblici. Un’iniziativa che va nella stessa direzione della difesa del crocifisso nelle scuole, portata avanti dal governo italiano, relativamente alla sentenza del tribunale di Strasburgo. Nella risoluzione Onu inoltre sarà contenuto l’impegno della comunità internazionale a intervenire là dove vi sono delle discriminazioni.


Saranno previste anche delle sanzioni per chi viola i diritti delle minoranze religiose?

Lo statuto delle Nazioni unite prevede soltanto delle sanzioni politiche: ovviamente l’intervento umanitario dell’Onu non è mai sanzionatorio. Però questa risoluzione è un primo principio da cui potranno derivare altri passi.

Che cosa farà l’Italia per aiutare i cristiani irakeni a superare le discriminazioni nella ricerca del lavoro?
 

Il governo italiano ha chiesto e ottenuto che ai cristiani irakeni siano riservate delle quote nelle amministrazioni pubbliche locali e provinciali. Giovedì abbiamo formulato la stessa richiesta anche alle autorità pakistane a Islamabad. Questo è un primo passo molto importante, perché evidentemente significa garanzia di un lavoro almeno in termini percentuali.
 

Nel frattempo i 26 feriti irakeni sono già arrivati in Italia?
 

Sono arrivati tra venerdì e sabato e sono alloggiati all’ospedale Gemelli dell’università Cattolica di Roma. Se ci sarà ulteriore necessità di altri ospedali, li individueremo con il concorso del ministro Ferruccio Fazio.
 

Che cosa ne pensa della condanna a morte di Asia Bibi in Pakistan?

L’Italia ha chiesto e ottenuto che vi sia una nuova inchiesta. Il ministro per le Minoranze religiose del Pakistan, in seguito alle sollecitazioni del nostro governo, ha ordinato di rivedere tutti gli atti dell’inchiesta che la riguardano. Io sono fiducioso che emerga quella che credo sia la verità, e cioè che vi è stato un abuso della legge pakistana sulla blasfemia, e che quindi il caso potrà rientrare. Ma continuerò a seguirlo direttamente in tutte le sue fasi.

Quindi per il momento la condanna a morte di Asia Bibi non sarà eseguita?
 

Assolutamente non sarà eseguita.
 

Quali sono stati gli altri risultati raggiunti con il suo viaggio in Pakistan?
 

Mi sono incontrato con tutti i rappresentanti delle minoranze religiose fra cui quella cristiana. In particolare, ho parlato con il nostro vescovo, con il nostro nunzio e con tutte le altre religioni di minoranza, che hanno chiesto in mia presenza un forte impegno al Pakistan perché la loro tutela sia piena.
 

In quali altri Paesi del Medio Oriente l’Italia si è impegnata per difendere i cristiani?
 

Abbiamo già fatto dei passi importanti con l’Egitto e con l’Iraq, ma anche, al di fuori della regione mediorientale, con l’India e certamente con il Sudan. Tutti Paesi in cui i cristiani si trovano a vivere in situazioni complesse, ma dove anche in futuro non abbiamo intenzione di mollare la presa.
 

(Pietro Vernizzi)