Sha’ria in pieno vigore in Afghanistan. Said Musa, un cristiano afghano di 45 anni, si trova in carcere dal maggio scorso senza sapere i motivi dell’arresto. Il 21 novembre sarà processato per direttissima senza assistenza legale. Da quel poco che si sa, Musa è accusato per la sua fede di cristiano.
E’ stato infatti arrestato dopo che la televisione locale Noorin aveva trasmesso un servizio su cristiani afghani in preghiera dopo aver ricevuto il battesimo. La trasmissione provocò una autentica caccia all’uomo nei confronti dei cristiani: Musa è l’unico a essere finito in prigione. Nonostante la fine del regime dei talebani, di fatto in Afghanistan si continua ad applicare la sha’ria, la legge islamica che prevede la condanna a morte per chi rinuncia alla fede musulmana per passare ad altra religione.
Musa fu obbligato dalle autorità afghane ad abiurare alla sua fede cristiana ma sembra sia rimasto in prigione perché avrebbe comunque detto di essere seguace di Gesù. Il mese scorso Musa è riuscito a far giungere una sua lettere indirizzata alle Chiese in tutto il mondo, al presidente Barack Obama e ai capi delle forze Nato in Afghanistan.
Nel messaggio diceva di essere stato “maltrattato fisicamente e verbalmente” dagli agenti e dagli altri detenuti nella prigione di Ouliat. Inoltre parlava della mancanza di giustizia nei suoi confronti, e di come i suoi accusatori oltre a inviare al giudice un rapporto falso su di lui avevano cercato di estorcergli del denaro.
I cristiani locali, e gli osservatori dei diritti umani e religiosi temono che Musa possa essere utilizzato come un esempio: dimostrare che non sono gli accordi internazionali in vigore in Afghanistan, ma la Sha’ria. Il Papa intanto, nel corso dell’udienza del mercoledì, ha lanciato un appello per la liberazione di Asia Bibi, cristiana pakistana condannata a morte per “blasfemia”.