«L’attacco della Corea del Nord contro l’isola di Yeonpyeong apre scenari apocalittici da fine del mondo. Come si fa a trattare con un Paese che punta i cannoni alla testa del mondo civile? Oggi bombardano con l’artiglieria pesante, domani lo faranno con i missili. E’ una situazione che si presenta come insostenibile e che presto diventerà irragionevole». Lo afferma Francesco Sisci, corrispondente dalla Cina per La Stampa, intervistato da ilussidiario.net sulla crisi coreana esplosa ieri tra Pyongyang e Seul. Da cui emerge inoltre che Pechino ritiene di avere perduto la faccia per colpa della spregiudicatezza nordcoreana, e che difficilmente perdonerà al regime di Kim Jong-il quello che considera come «l’attacco di un pazzo».
Sisci, a che cosa mira la Corea del Nord con l’offensiva di ieri?
L’incursione di ieri ha colto di sorpresa Seul e tutti gli osservatori inclusa la Cina. Ed è questo l’elemento più pericoloso dell’intera vicenda, perché sembra un attacco selvaggio di cui non si sa il motivo, né che cosa vuole ottenere in concreto. E’ come avere a che fare con un pazzo, che ti aggredisce per strada senza nessuna ragione.
Ed è questo a differenziare l’attacco di ieri da quelli avvenuti in precedenza?
Tutti gli altri attacchi nordcoreani in passato avevano almeno una qualche scusante, una rivendicazione, una volontà di vendetta, una qualche motivazione insomma. La pericolosità estrema di quanto accaduto ieri è che tutto sembra gratuito, e proprio per questo fa pensare a mille possibili elementi diversi. Il dato politico è che da alcune settimane il figlio di Kim Jong-il, Kim Jong-un, è stato eletto come vicepresidente della Commissione militare del Paese. Possibile che con questo attacco volesse mostrare al suo Esercito di quale tempra dura è fatto? O che i suoi generali abbiano forzato la mano al confine con Seul per mettere in difficoltà il figlio di Kim Jong-il? Sono domande senza risposta che moltiplicano la minaccia per quanto è accaduto.
Ritiene che da scontro locale possa diventare qualcosa di più grave?
Sicuramente non si tratta di un attrito locale. La Corea del Sud non è un elemento marginale nell’economia del mondo, le sue dimensioni da un punto di vista economico sono pari ai due terzi dell’Italia. E il comportamento della Corea del Nord fa prefigurare in futuro un attacco missilistico contro il Giappone, oltre a essere uno schiaffo e un insulto alla Cina che ha lavorato fino a lunedì notte per una soluzione pacifica della crisi coreana. Pyongyang taglia l’erba sotto ai piedi di ogni tentativo di accordo, rischiando di trascinare nel conflitto la Cina e il Giappone, che sono rispettivamente la seconda e la terza economia del pianeta. Per non parlare del fatto che nella Corea del Sud si trovano decine di migliaia di soldati americani, con la possibilità concreta di un coinvolgimento degli Stati Uniti. Ricordo che 60 anni fa è stata una crisi coreana a scatenare la Guerra fredda.
Allora però Pechino stava dalla parte di Pyongyang. E oggi?
Alcuni esperti cinesi hanno usato parole di fuoco contro la Corea del Nord, con una reazione dura come non mai. E lo stesso governo cinese è stato preso in contropiede, perdendo la faccia in questa vicenda. La Cina è molto in difficoltà, e anche per questo i margini per una soluzione pacifica si sono assottigliati in modo enorme. Mai come oggi negli ultimi 60 anni la situazione è stata vicina alla guerra. Ed è impossibile pensare che questa abbia inizio senza una qualche benedizione da parte di Pechino.
Fino a che punto la Corea del Nord sarebbe in grado di scatenare una guerra nucleare?
Oggi Pyongyang non è in grado di montare una testata nucleare su un missile. Ma se non può provocare 100mila morti come a Hiroshima, ha tutta la tecnologia necessaria per lanciare una bomba sporca causando alcune migliaia di morti. Ci sono già oggi 8/10mila cannoni nordcoreani puntati verso Seul, una capitale in cui vivono 10 milioni di persone. Ma la Corea del Nord è già in grado anche di attaccare Tokyo con un missile. Ormai è un gioco estremamente pericoloso.
Resta il fatto che Kim Jong-il si troverebbe da solo contro il mondo…
La Corea del Nord ha dalla sua un alleato potente. Se domani si decidesse di eliminare il regime comunista di Pyongyang, si creerebbe un vuoto politico di dimensioni enormi ponendo un punto interrogativo sulla geografia politica di tutta l’Asia. Nella Corea del Nord vivono 22 milioni di persone ridotte alla fame. Chi si occuperà di loro? In teoria la Corea del Sud, che però non ha le risorse per farlo ed è divisa dal Nord da un confine fortemente militarizzato. Il terrore di Pechino è che questi milioni di disperati si riversino in Cina, costringendola a farsene carico. Ma non è l’unico punto a favore di Kim Jong-il…
Quali altri «alleati» ha dalla sua?
Il nazionalismo della Corea del Sud. Che riunificandosi al Nord, diventerebbe una potenza da 70 milioni di persone, incuneata tra Cina e Giappone, in grado di costituire quindi un elemento di grande instabilità. Nessuno vuole togliere la foglia di fico del regime comunista di Pyongyang, perché questo creerebbe scenari imprevedibili per tutti. La forza della Corea del Nord sta quindi proprio nella sua debolezza.
(Pietro Vernizzi)