PENA DI MORTE – Pena di morte in vista per due cristiani afghani che si sono convertiti al cristianesimo. Musa Sayed, 45 anni, e Ahmad Shah, 50 anni, sono in cella a Kabul in attesa del processo, come scrive l’agenzia Agi, «per essersi convertiti a un’altra religione, atto considerato un reato dalla legge islamica». «Se le accuse troveranno conferma» ha reso noto il procuratore capo Din Mohammad Quraishi, «rischiano l’ergastolo se non addirittura la pena di morte». Sayed, che lavora per la Croce Rossa, ha già «confessato» e ci sono delle «prove» a carico di Shah. Il portavoce della Croce Rossa internazionale a Kabul, Bijan Frederic Farnoudi, ha confermato che Sayed lavora da 15 anni per l’organizzazione e che è stato arrestando, rischiando la pena di morte.



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 PENA DI MORTE – Sayed e Shah sono stati arrestati a maggio e giugno scorsi dopo che un’emittente tv locale aveva mostrato le immagini di un gruppo di uomini che si era radunato in una casa di Kabul per essere battezzato. Le indagini avviate dalle autorità avevano portato alla sospensione di due gruppi umanitari, uno norvegese e uno statunitense, con l’accusa di avere indotto dei musulmani a convertirsi, un’azione per la quale in Afghanistan è prevista la pena di morte. Nel 2006 fece scalpore il caso di Abdul Rahman, arrestato e minacciato di pena di morte perché si era convertito al Cristianesimo, ma liberato ed emigrato in Italia con lo status di rifugiato dopo le pressioni di gruppi internazionali per i diritti civili.



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