Julian Assange ha concesso una rara intervista alla rivista Forbes. E rivela che il suo prossimo obbiettivo sono le banche: «All’inizio del prossimo anno una grande banca americana si ritroverà «turned inside out» (rovesciata). Decine di migliaia dei suoi documenti verranno pubblicati su Wikileaks, al di là delle richieste dei manager o altri avvertimenti».



Dopo i documenti che hanno messo in imbarazzo la diplomazia mondiale, continua la guerra dello svedese contro il mondo? E perché? Non sono uno anti-sistema. Non è corretto mettermi in una casella economica e filosofica. Ma una cosa è il pensiero liberale americano, un altro il pensiero del libero mercato» dice.

Non si considera, Assange, “un paladino anti-establishment: «Sino a quando i mercati sono consapevoli, allora io sono un libertario. Ma ho abbastanza conoscenza della politica e della storia per sapere che il libero mercato rischia di finire in una situazione di monopolio se non si lavora per mantenerlo libero. Wikileaks – conclude Assange – è nato con lo scopo di rendere il capitalismo più libero e etico». L’intervista alla rivista Forbes è stata concessa l’11 novembre scorso, prima che venissero pubblicati i documenti dei diplomatici di mezzo mondo.



In questa intervista, Assange sostiene che grazie a Wikileaks «è più facile guidare un business giusto, un’azienda corretta, mentre è più difficile guidarne una illegale. In fondo ogni amministratore delegato dovrebbe essere incoraggiato da tutto ciò». Aggiungendo: «Insomma, per un manager onesto è più facile andare avanti, se i suoi concorrenti disonesti vengono colpiti negativamente dalla diffusione e la pubblicazione delle loro malefatte». Ad Assange piace il libero mercato? «Certamente sì. Nei confronti del capitalismo ho opinioni contrastanti, ma amo il libero mercato. E il mercato perfetto richiede un’informazione perfetta».