«Siamo pronti a sfidare Al Qaeda per difendere le chiese in Egitto. La diversità religiosa fa parte della storia del nostro Paese e proteggere i luoghi di culto dei cristiani per noi equivale a difendere la nostra patria». A parlare è Abdel Fattah, parlamentare egiziano e membro dei Fratelli musulmani, un movimento considerato estremista dal governo del Cairo. In realtà, i Fratelli musulmani hanno pubblicato un documento ufficiale in cui chiedono a tutti i fedeli islamici di difendere le chiese cristiane dopo la minaccia di attacchi imminenti da parte di Al Qaeda. Alcuni giornali arabi hanno scritto nei giorni scorsi che due donne si sarebbero convertite all’Islam, ma sarebbero state costrette a restare nella Chiesa. Nonostante la smentita delle dirette interessate, Al Qaeda ha fissato un ultimatum per la loro «liberazione». Scaduto l’ultimatum, i terroristi hanno minacciato attacchi alle chiese come ritorsione.
Onorevole Fattah, da dove nasce la presa di posizione dei Fratelli musulmani?
I Fratelli musulmani appartengono alla religione islamica autentica e globale, che riguarda vita terrena, ultraterrena e politica. Personalmente non distinguo mai tra Islam moderato e Islam radicale. Esiste solo il vero Islam, che è stato completamente falsificato nella mente dei fanatici di Al Qaeda. Il Corano infatti insegna che tutti i luoghi di culto devono essere rispettati, sia da parte dei cristiani sia da parte dei musulmani. Ma in questa vicenda, accanto alle motivazioni religiose, c’entra anche l’amore per la nostra patria.
In che senso?
Da più di mille anni in Egitto abitiamo insieme, cristiani e musulmani, con una convivenza completa e senza compromessi. Siamo come fratelli, figli di un unico Padre, e come tra tutti i fratelli è successo in passato che qualche volta nascessero delle dispute. I cristiani però sono un’ala della società egiziana, senza di loro il nostro Paese non sarebbe lo stesso. Proteggere le loro chiese per noi equivale quindi a difendere la nostra patria. E nel Corano si dice che Dio ricompensa chi agisce per amore della sua patria.
Se al Qaeda attaccasse le chiese non danneggerebbe quindi solo i cristiani…
Danneggerebbe l’intero Paese. Che le chiese copte finiscano nel mirino del terrorismo internazionale è un’offesa per tutti gli egiziani. Il vero scopo del gioco sporco di Al Qaeda è proprio attaccare l’Egitto. Inoltre in caso di un attentato i sospetti ricadrebbero inevitabilmente sui Fratelli musulmani, in quanto qualcuno finirebbe per accusarci di avere partecipato alla sua realizzazione. Ma non può esserci nulla di più falso.
Per quale motivo?
Proprio perché noi seguiamo l’Islam autentico. I cristiani non si sono macchiati di nessuna colpa, e attaccarne le chiese provocherebbe senz’altro molte vittime. Nel Corano si dice che chi uccide una persona innocente è come se uccidesse l’umanità intera. E’ un versetto che, quando ero ancora imam di Roma, avevo citato parlando dal pulpito del centro islamico del Parioli quattro giorni dopo gli attacchi dell’11 settembre. Bin Laden, o chi agisce nel suo nome, non è altro che un cane randagio senza cittadinanza né religione, il cui unico credo è il terrorismo. Definire come islamico il terrorismo di Al Qaeda nasce da un’incomprensione della religione musulmana.
Che valore ha per lei la presenza dei cristiani in Egitto?
Ha un valore insostituibile, in quanto la diversità è una parte integrante della storia umana. Il Corano dice che se Dio avesse voluto, avrebbe potuto creare tutta l’umanità «con un calco», cioè senza nessuna diversità. Invece Dio ci ha creati maschi e femmine, e con molte altre differenze. La ricchezza e la bellezza della civiltà in Egitto nasce proprio da questo: la compresenza di Islam e Cristianesimo in un solo Paese.
Perché avete definito le minacce di Al Qaeda come «stupide»?
Perché i seguaci di Bin Laden non usano mai il cervello, che è un dono di Dio, e quindi tutte le loro azioni non sono altro che stupidaggini.
Lei ha partecipato al Meeting del Cairo. Il vostro appello nasce anche dal clima di collaborazione legato a questo evento?
Sicuramente sì. Se noi diamo una spinta all’amicizia tra i popoli ci muoviamo nella direzione opposta a quella dei terroristi. Il Meeting voleva favorire il dialogo tra le civiltà, e anche il nostro appello ha questo stesso obiettivo.
E’ la prima volta che i Fratelli musulmani collaborano con i cristiani?
Fin dal 1928, anno di nascita del nostro movimento, collaboriamo con le più insigni personalità cristiane del nostro Paese. In quanto uomini consci, e che abbiamo compreso a fondo le nostre rispettive religioni, il nostro compito è quello di continuare ad approfondire e aumentare questo spazio comune. Mettendo da parte le divergenze.
Che cosa ne pensa della vicenda presa da Al Qaeda come pretesto per minacciare i cristiani?
Penso che in ciò che ha a che fare con la religione non ci debba essere nessuna costrizione. Ciascuno deve essere lasciato libero di abbracciare la religione che preferisce. Personalmente preferisco avere un musulmano in meno, ma che tutti i seguaci dell’Islam siano persone convinte e praticanti. E lo stesso dovrebbe valere per il Cristianesimo. Ma non credo che le due presunte donne convertite abbiano subito costrizioni. Loro stesse lo hanno smentito pubblicamente, e inoltre mi fido della parola data dal Papa dei cristiani copti, Shenouda.
In che modo la legge dell’Egitto dovrebbe tenere conto delle differenze religiose?
La legge dovrebbe rispettare le peculiarità delle diverse fedi. Il Vangelo per esempio proibisce ai cristiani di divorziare, mentre nel Corano in alcuni casi è consentito. E quindi anche la legge dello Stato dovrebbe prevedere che il matrimonio tra cristiani sia indissolubile, quello tra musulmani no. Al contrario, se ci sono delle prescrizioni del Corano che non sono contenute nel Vangelo, la legge deve prevedere che valgano solo per i musulmani, e non per le persone di altre religioni. Anche lo Stato insomma deve rispettare i punti di vista delle persone che appartengono alle diverse fedi.
Quali sono i suoi auspici per le elezioni che si terranno in Egitto il prossimo 28 novembre?
Non sono ottimista e quindi non ho l’intenzione di ricandidarmi come parlamentare. Il Partito Nazionale Democratico vuole conquistare a ogni costo la maggioranza dei seggi, dopo che nella legislatura uscente l’opposizione di cui faccio parte ha subito diverse ingiustizie. Penso quindi di poter essere più utile al mio Paese fuori dal Parlamento, tornando a insegnare in università e a dedicarmi alla mia associazione di volontariato che si occupa degli orfani. La democrazia in Egitto purtroppo non è ancora matura, e anche chi si oppone alla corruzione è subito accusato di fanatismo.
(Pietro Vernizzi)