I documenti rilasciati dal sito Wikileaks presentano diversi file che riguardano i rapporti tra Silvio Berlusconi e Putin, rapporti che sembrano preoccupare gli Stati Uniti.

Li scrisse l’allora ambasciatore americano a Mosca Spogli nel gennaio 2009. In particolare preoccupava Washington il patto sull’energia Russia – Italia e “l’ammirazione” di Berlusconi per Putin. «L’ambasciatore della Georgia a Roma – scrive Spogli – ci ha riferito che il suo governo ritiene che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale su ogni pipeline sviluppata da Gazprom in coordinamento con l’Eni».



Ma nei documenti dell’ambasciatore c’è anche altro, ad esempio il fatto che i politici di sinistra italiana, nonostante il crollo del Muro e l’evidente anti comunismo di Putin, continuino a sostenere la Russia per motivi ideologici: “Questo, combinato con l’età avanzata dei politici italiani di alto livello (65-70) impedisce a molti dell’estrema sinistra nello spettro politico italiano di andare oltre una visione del mondo nata (e apparentemente congelata) durante la Guerra Fredda”.



L’ambasciatore si sofferma poi sui rapporti economici fra Italia e Russia: “Nel recente passato Putin ha tenuto più incontri bilaterali con primi ministri italiani che con qualsiasi altro leader mondiale. E’ stato il primo leader a incontrare Berlusconi dopo le elezioni del 2008, andando a trovarlo in Sardegna addirittura prima che giurasse. Berlusconi crede che Putin sia suo personale amico e continua ad avere più contatti con Putin che con qualsiasi altro leader mondiale. Durante la crisi della Georgia, Berlusconi parlò con Putin quotidianamente per una settimana. La base di questa amicizia è difficile da stabilire ma molti interlocutori ci hanno detto che Berlusconi crede che Putin, un tycoon, ha più fiducia in Berlusconi che in qualunque leader europeo (…) Berlusconi ammira lo stile macho, decisionista e autoritario del suo modo di governare(…) Il premier e i suoi traggono profitti personali”.



Berlusconi decisionista, scrive l’ambasciatore: “Tutti i nostri interlocutori – al ministero degli Esteri, nell’ufficio del premier, nel Pdl e anche nell’Eni – raccontano che Berlusconi decide la politica italiana sulla Russia da solo, senza cercare o accettare consigli. Tutti sono riluttanti ad affrontarlo anche quando sta dando il suo peggio sulla Russia. Nel novembre del 2008, dopo una conferenza stampa disastrosa nella quale, tra l’altro, il premier ha descritto l’allargamento della Nato, il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo e lo scudo missilistico come «provocazioni americane» alla Russia, i funzionari del governo italiano hanno messo la testa sotto la sabbia. In risposta alle nostre obiezioni il ministero degli Affari Esteri e lo staff del primo ministro ci hanno mandato direttamente dal premier, invece che portagli la cattiva notizia che le sue parole avevano contrariato non solo gli americani ma anche gli altri membri del gruppo di contatto per i Balcani, per non menzionare i Cechi e i Polacchi. Anche il ministro degli Esteri Frattini ammette di non esercitare alcuna influenza su Berlusconi sulla Russia”.