Carissimi,
Qui ogni giorno l’imprevisto è la regola. Dopo alcuni giorni tranquilli, in cui avevamo programmato i turni di giorno e di notte, tutto è cambiato. Come dice la preghiera che la Conferenza Episcopale Haitiana ha scritto in occasione della riconsacrazione a Maria, Madre del Pepertuo Soccorso, Patrona di Haiti, per domandare la guarigione e la liberazione dal colera “tu ci hai fatti per la vita, … noi siamo passati attraverso la prova di diversi cicloni e inondazioni che hanno distrutto il nostro paese. Dopo il dolore del terremoto del 12 gennaio, oggi è il colera che ci ha colpito. Senza il tuo soccorso noi non saremo capaci di resistere a questa prova”.
Oltre al colera, proprio il giorno dell’Immacolata, in cui sono stati annunciati i risultati delle votazioni, la situazione del paese si è aggravata per seri disordini da parte dei sostenitori del candidato escluso. Le strade bloccate da barricate di copertoni in fiamme e cassonetti della spazzatura. Ci hanno sconsigliato di muoverci per motivi di sicurezza, oltre al fatto che non si poteva passare. Abbiamo così verificato come si potesse fare per continuare a far avere la presenza dei medici e l’assistenza alla clinica di Suor Marcella, che Avsi sostiene proprio con pediatri e medicinali.
Omero e io, abitando sopra Petion Ville, il centro delle manifestazioni, siamo stati bloccati in casa, insieme agli altri di Avsi, per due giorni, mentre Gianfranco, Fosca ed Elisa, dell’ospedale Sacco di Milano, che abitano da suor Marcella, su un’altra direttiva, coraggiosamente sono partiti, con le moto degli amici di Marcella, passando le barriere e sono riusciti ad arrivare in ospedale dove hanno garantito la presenza, senza però poi spostarsi per due giorni consecutivi.
Sabato 11 dicembre, quando la situazione si è fatta piu tranquilla, al mattino presto siamo scesi Omero e io, per dare il cambio e ci siamo fermati fino a lunedì mattina, partendo prima dell’alba, perche si annuciavano nuovi disordini, che ci avrebbero impedito di attraversare la città e arrivare a casa. Che desolazione vedere le strade piene di pietre, tutte nere per il fumo delle barricate, tanto da sembrare riasfaltate di recente, i cassonetti della spazzatura rovesciati, per chiudere il passaggio. Siamo rimasti commossi al vedere che quasi tutte le infermiere sono riuscite ad arrivare, anche a piedi, per mancanza dei tap tap, gli abituali trasporti.
I malati continuano ad arrivare, anche se forse meno gravi, ma alcuni hanno più resistenza a migliorare rapidamente. Abbiamo anche una giovane mamma, con il piccolo di tre mesi a casa, abbiamo detto alla nonna di portarlo per l’allattamento a intervalli, perché era meglio per il bimbo e per la madre. Siccome sono ligi alle regole, hanno lavato le mani col disinfettante anche al piccolo! C’è sempre un gran daffare con i secchi e le disinfezioni, specie durante la notte, il vociare dei guardiani, e il rumore dei secchi dopo il richiamo a depussan (il famoso due per cento per disinfettare scariche e vomiti).
Ci si abitua a tutto, ma che compassione vedere questa umanità sofferente e nuda di fronte al “bisogno” ridotto al suo estremo. Arriva anche gente con ferite, si fa un po’ tutto ed è bello pensare che questo centro è nato per un servizio alla gente che suor Marcella serve. Di notte a volte si sentono spari. Per la gente è normale. Al mattino ci dicono che erano dei ladri, che hanno rubato e ucciso tre persone, poco distante, non c’entravano con le rivolte per le elezioni.
Domenica non abbiamo avuto la messa, ma abbiamo deciso di recitare insieme ai malati la preghiera per la guarigione dal colera. Un’infermiera l’ha letta in creolo con una devozione sincera che ha creato un clima di silenzio: alcuni dei malati e dei loro parenti hanno partecipato con attenzione e hanno testimoniato la loro devozione alla Madonna, chi alzandosi in piedi di fianco alla brandina, chi facendo il segno della croce, chi smettendo di vociare. Alla fine abbiamo recitato tre Ave Maria insieme.
In questo luogo, dove è evidente la grande ferita dell’umanità, dove sembra impossibile esserci qualcosa di nuovo, bello, giusto, questo è stato un momento in cui abbiamo percepito e chiesto che da qui possa rinascere una speranza per noi e per tutti gli haitiani. Non sappiamo cosa ci aspetta nei prossimi giorni, speriamo di riuscire a dare ancora per pochi giorni una mano. Io sto rientrando in Italia. Poi Omero, e poi gli altri, Gianfranco Fosca ed Elisa.
Forse per motivi di sicurezza non sarà facile coprire altri turni di medici organizzati da Avsi dall’Italia. Vedremo. Bisogna comunque continuare a offrire, perché come dice la preghiera per la guarigione dal colera, solo tu Maria puoi sostenerci anche in questa prova. Non dimenticatevi di Haiti!
(Chiara Mezzalira)
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