Per il nostro Paese, scrivevo su queste pagine lo scorso14 dicembre, il rapporto con l’India è più importante e promettente di quello con la Cina, fermo restando che ovviamente la Cina non si può certo trascurare.

Con il desiderio di dare un altro contributo, spero non inutile, alla linea di una possibile futura politica estera italiana non casuale, vorrei soffermarmi qui sull’altro interessantissimo grande interlocutore che potremmo avere nell’Estremo Oriente: l’insieme dei Paesi del Sudest asiatico che gravitano attorno al polo finanziario e tecnologico costituito da Singapore.



Non si tratta, come nel caso dell’India, di un solo gigantesco Paese. Qui siamo di fronte a una costellazione di stati relativamente più piccoli (tre dei quali, l’Indonesia, 225 milioni di abitanti, il Vietnam, oltre 85 milioni, e le Filippine, circa 90 milioni, sono comunque di grandi dimensioni), che hanno tuttavia il vantaggio specifico di un’esperienza ormai pluridecennale di cooperazione strutturata dentro l’Asean, che da alleanza diplomatica si sta sempre più trasformando in una specie di proto-Mercato Comune; e inoltre appunto la grande risorsa costituita da Singapore, una città-stato di circa 3 milioni e mezzo di abitanti che ha tenore di vita, qualità dei servizi, risorse finanziarie, livello e qualità degli investimenti nel campo della ricerca paragonabili a quelli dei più sviluppati Paesi dell’Unione Europea.



Ricca di ogni risorsa, tranne che di territorio e di mercato interno, e consapevole dei rischi sia politici che economici che da ciò le derivano, Singapore punta a grossi investimenti in campo manifatturiero, soprattutto in Vietnam e in Indonesia, dove sono state create delle zone franche (free trade zones) delle quali è il principale utente. Di qui un particolare interesse allo sviluppo dei rapporti con l’Italia e in modo specifico con la Lombardia e le altre regioni del Nord, dove sta il grosso dell’industria italiana delle macchine utensili. Ne deriva per il nostro Paese una complementarietà con Singapore che merita di venire valorizzata al massimo.



A questo si aggiunge un altro elemento che sarebbe un errore trascurare. Uno dei tre Paesi più popolosi dell’Asean, le Filippine, non solo essendo cattolico ha una grande prossimità culturale con l’Italia, ma ha anche con noi un legame molto forte anche se finora poco percepito. Si tratta del legame costituito da un consistente flusso migratorio che dura ormai da qualche decennio.

Il fatto che la maggior parte degli immigrati filippini lavorino in settori magari umanamente impegnativi ma tecnicamente semplici non aiuta i più a rendersi conto che essi provengono per lo più da famiglie che nella loro patria appartengono al ceto medio, hanno spesso formazione universitaria e non di rado sono proprietari a casa loro di immobili, terreni e piccole imprese. Questo significa che l’eventuale impiego diffuso di tecnologie italiane negli investimenti di Singapore nelle Filippine verrebbe facilitato dalla presenza nel Paese di decine di migliaia di persone che parlano italiano e conoscono l’Italia.

 

In tale prospettiva merita di venire attentamente considerato un fatto sin qui sottovalutato se non ignorato dalla stampa italiana: il manifesto interesse della Singapore Airlines, una delle migliori compagnie aeree del mondo nel settore alto del trasporto aereo, a fare di Milano Malpensa il suo “hub” in Occidente. Abbandonata da Alitalia, che si è così confermata compagnia aerea di interesse non nazionale, bensì soltanto romano, Malpensa come “hub” non può interessare ad alcun’altra compagnia europea importante. Come scalo al centro di un ricco mercato di consumo turistico fa la gioia delle compagnie low cost, ma niente più.

 

Se le si desse la possibilità di adeguate rotte anche verso le Americhe, Singapore Airlines rifarebbe di Malpensa un aeroporto intercontinentale finalmente di nuovo a misura di Milano in quanto centro economico-finanziario del nostro Paese, dando inoltre sia un segnale che un servizio forti nel segno dello sviluppo dell’interscambio tra Italia e Sudest asiatico.

 

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